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96.000 capi contraffatti sequestrati dalla Guardia di Finanza di Modena

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Un maxisequestro di capi contraffatti di importanti griffe italiane ed estere è stato compiuto dalla Guardia di Finanza di Modena.
Gli oggetti – in prevalenza capi di abbigliamento – sono stati scoperti all’interno di due camion parcheggiati nella zona industriale est della città, presso la sede di aziende chiuse per ferie.


Gli accertamenti successivi alla scoperta del carico, hanno permesso alle Fiamme gialle modenesi di giungere ad una società cui era destinata la merce e di rinvenire, nel contempo, anche alcune presse idrauiliche, macchinari per la cucitura e il taglio delle stoffe, clichè, sofisticati computer utilizzati per la riproduzione fedele dei loghi nonchè etichette pronte per essere cucite sui capi di abbigliamento.

I due immobili al cui interno sono state compiute le operazioni di contraffazione, sono stati sequestrati, insieme ai 96mila capi di abbigliamento e agli altri strumenti di lavorazione.
Le Fiamme Gialle hanno trovato tre lavoratori ‘in nero’; i datori di lavoro sono stati denunciati.

Ulteriori accertamenti permetteranno di definire le violazioni fiscali e contributive per l’utilizzo di manodopera irregolare.

«Il maxi sequestro di capi d’abbigliamento contraffatti, compiuto oggi dalla Guardia di Finanza di Modena, conferma l’esistenza di un’economia sommersa e illegale sempre più diffusa in tutto il territorio provinciale». Lo afferma Pasquale Coscia, responsabile delle politiche del lavoro per la segreteria provinciale della Cisl, secondo il quale ci troviamo di fronte a un fenomeno purtroppo già molto radicato e difficile da estirpare.

«La contraffazione dei prodotti non riguarda solo l’abbigliamento, ma investe ormai tutti i settori, dalla meccanica all’agroalimentare – osserva Coscia – È un’attività doppiamente grave e pericolosa perché sfrutta i lavoratori coinvolti, quasi sempre assunti in nero, e inganna i consumatori. Per contrastare questo fenomeno occorre estendere i controlli a tutta la filiera produttiva, introdurre gli indici di congruità in tutti i settori, espellere dalle rispettive associazioni di categoria le imprese o i singoli imprenditori che vengono “pescati con le mani nel sacco”. Solo così – conclude il segretario Cisl – possiamo sradicare la pianta che sta inquinando il nostro tessuto economico e sociale».