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Trapianti: in regione liste di attesa ancora troppo lunghe

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Nonostante i successi ottenuti negli interventi – che pongono Bologna al top in Italia, con il recente multitrapianto di cuore, fegato e rene eseguito al S.Orsola su uno stesso paziente, che ha a sua volta donato il fegato – le liste di attesa rimangono purtroppo lunghe: a volte si deve infatti attendere anche più di tre anni per ricevere l’organo giusto. E’ quanto ha dichiarato Lorenza Ridolfi, direttore del CRT – Centro di Riferimento Trapianti della Regione Emilia Romagna – nel corso di un incontro con le associazioni Aido, Avis e Fidas-Advs.

All’incontro ha partecipato – nella veste di sostenitrice delle donazioni – anche Silvia Piazzi, mamma del piccolo Giovanni, 7 anni appena, venuto a a mancare 11 anni fa ma i cui organi vivono in altri bambini a quel tempo gravemente malati.

“Spesso si arriva in ritardo – ha spiegati ancora Ridolfi – Quella di tutti gli operatori coinvolti è una corsa per la vita: vorrei che i cittadini comprendessero tutto questo e aderissero alla donazione degli organi, entrando anche loro a far parte di questa meravigliosa catena della solidarietà”.

Rispetto gli ultimi due anni, ha spiegato ancora Ridolfi, grazie all’attenzione dei coordinatori locali della regione, le segnalazioni di potenziali donatori sono aumentate e di conseguenza anche il numero delle donazioni: si è però rilevato un incremento delle opposizioni al trapianto da parte dei congiunti, in linea con il dato nazionale. Un problema, quest’ultimo, che può essere affrontato con l’uniformità della procedura del consenso.

“Sono lieto di annunciare che le persone che hanno dato il loro consenso alle donazioni stanno confluendo in questi giorni in un unico elenco con quello delle istituzioni pubbliche – ha dichiarato Gabriele Ravaioli, Vicepresidente Aido- attualmente sono oltre un milione 200 mila”. Al progetto ha collaborato anche la Fondazione Carisbo di Bologna: prima si poteva esprimere il consenso o tramite le associazioni, come l’Aido, o tramite l’Ausl, ma questo poteva creare confusione nel momento delicato dell’eventuale espianto degli organi.