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Gino Covili incontra lo ‘Zebio Còtal’ di Cavani

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Sono rimaste per oltre trent’anni chiuse in una cartella nel suo studio le 32 immagini che il pittore Gino Covili disegnò sull’onda dell’emozione suscitatagli dalla lettura di “Zebio Còtal”, il romanzo capolavoro di un altro grande narratore delle genti e della terra del Frignano, lo scrittore Guido Cavani. Oggi, a cinquant’anni dalla prima pubblicazione, il romanzo esce in una nuova edizione corredata delle immagini del pittore pavullese e le opere sono esposte per la prima volta a Serramazzoni in una mostra che inaugurerà sabato pomeriggio alle 18. L’iniziativa è promossa dal Comune di Serramazzoni e da CoviliArte con il patrocinio della Provincia di Modena e della Comunità Montana del Frignano.


Allestita nella Casa del volontariato di Serramazzoni, la mostra di disegni, acquerelli e opere a tecnica mista che danno corpo a personaggi ed episodi dello “Zebio Còtal”, sarà aperta fino al 31 agosto: dal lunedì al giovedì, dalle 17 alle 22,30; dal venerdì alla domenica, dalle 10 alle 13 e dalle 17 alle 23,30. L’ingresso è libero.
Gino Covili conobbe “Zebio Còtal” nel 1973 grazie al giornalista Franco Simongini che, in occasione delle riprese del film “Un volto un paese” dedicato dalla Rai a Cavani, gliene regalò una copia perché aveva trovato una certa affinità tra i due artisti. E infatti Covili ne fu conquistato al punto che sentì subito il desiderio di ricreare in immagini episodi e personaggi del romanzo dando vita al ciclo oggi in mostra. Nel 50° anniversario della pubblicazione della prima edizione del romanzo che Guido Cavani fece stampare da Ferraguti, in pochi esemplari, da regalare agli amici, CoviliArte ne pubblica una nuova edizione che riunisce per la prima volta le due narrazioni e le arricchisce di altre quattro opere realizzate da Covili negli anni 1998-1999 in sintonia con la poetica del romanzo di Cavani. La nuova edizione è curata da Fabio Marri e Werther Romani, docenti dell’Università di Bologna, e ha la prefazione di Giorgio Bàrberi Squarotti, uno dei maggiori italianisti. Riporta inoltre anche la presentazione al romanzo che Pier Paolo Pasolini scrisse per le edizioni Feltrinelli, nel 1961.

Biografia di due grandi narratori del Frignano
Montanaro di nascita, Gino Covili non si è mai separato né come uomo né come artista dai paesaggi e dalle genti d’Appennino. Modenese di nascita ma montanaro d’adozione per le estati passate a Pazzano, Guido Cavani ha amato così tanto quella terra che ha voluto farsi seppellire a Serramazzoni.

Gino Covili è nato nel 1918 a Pavullo dove è morto nel 2005. Il rapporto tra l’artista e il Frignano è stato intenso: Covili ha elevato la sua terra alla dimensione del mito e dalla sua terra ha ricavato motivi di ispirazione e arricchimento interiore. La sua prima esposizione è stata a Bologna, nel 1964, ma la rivelazione è avvenuta a Milano nel 1968, in una mostra ordinata da Mario De Micheli: a cinquant’anni Covili è diventato Covili, l’artista delle grandi opere fatte di realtà, passione e sogno. Da allora ha lavorato ininterrottamente per rappresentare il suo mondo. Covili è stato pittore di cicli: tra il ’73 e il ’77 dipinge “Gli esclusi”, 139 opere nate dalle visite all’ospedale psichiatrico di Gaiato; di vent’anni dopo è la serie dedicata a “Francesco”, il santo ribelle, e dello stesso periodo è il ciclo de “L’ultimo eroe”; tra il ’96 e il ’98 realizza le 58 opere del “Paese ritrovato”, recuperando la memoria della Pavullo di sessant’anni prima. Si susseguono le mostre, l’ultima è di quest’anno a Caserta, con il ciclo completo degli “Esclusi”.

Guido Cavani nasce nel 1897 a Modena dove muore nel 1967. Dopo la prima guerra mondiale viene assunto al Comune di Modena dove resterà con varie mansioni fino alla pensione. L’esordio letterario, come poeta, è del 1923 con le “Liriche campagnole”. Nel 1933 esce il dramma “La terra” e da quel momento le sue opere si susseguono con passo abbastanza regolare. Nel 1950, con “Solitudini” comincia la collaborazione con la casa editrice Ferraguti, cui resterà fedele per vari anni e con la quale pubblicherà anche nel 1958 lo “Zebio Còtal” sua prima opera in prosa. Il romanzo si impone però all’attenzione della critica nel 1961, con l’edizione di Feltrinelli presentata da Pier Paolo Pasolini. Nel 1963 esce un secondo romanzo, “Il fiume” e nel 1967 i “Racconti in penombra”. Come ha scritto Geno Pampaloni, Guido Cavani appartiene a quella famiglia di scrittori che esprimono la continuità di una tradizione fondata sul rispetto della poesia della vita.