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Lettera di Rebaudengo al ministro Gelmini sui “tagli” agli organici dei docenti

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Sui “tagli” annunciati agli organici dei docenti per il prossimo anno scolastico, trasmettiamo la lettera aperta inviata dall’assessore
provinciale bolognese, Paolo Rebaudengo, al ministro dell’Istruzione Maria Stella Gelmini e, per conoscenza, all’assessore regionale alla Scuola, Paola Manzini, al direttore dell’Ufficio scolastico regionale, Luigi Catalano e alla reggente l’Ufficio scolastico provinciale, Vilma Vannelli.


«Gentile Signora Ministra,
vorrei innanzitutto inviarLe i migliori saluti ed esprimerLe i più sinceri auguri di buon lavoro nell’importante, difficile e impegnativo compito che Le è stato affidato.
In attesa di conoscere il “contingente” dei docenti che saranno assegnati in “organico di fatto” per la provincia di Bologna, desidero esprimere, anche a nome della “Conferenza provinciale di Coordinamento per il
Miglioramento dell’Offerta formativa”, le preoccupazioni per l’avvio del prossimo anno scolastico.
A fronte di una crescita di oltre 3.000 studenti nel territorio bolognese, non sono pochi i “buchi” di cattedra preannunciati per l’a.s. 2008/2009, a
partire dalla scuola dell’infanzia, per la quale le nomine in organico di diritto garantiranno, in quattordici nuove sezioni, la sola copertura del
tempo parziale, mentre le ore pomeridiane potranno essere coperte solo ove sopperiscano le finanze comunali, mai così in difficoltà come ora. Inoltre, per due Comuni (Bentivoglio e Sala Bolognese), che hanno allestito a proprie spese nuove sezioni per i bambini in lista di attesa (senza alternative presso scuole paritarie), occorrono i relativi docenti in organico di fatto. Rischiamo un significativo passo indietro per il sistema della scuola dell’infanzia bolognese, che svolge un ruolo importante dal punto di vista pedagogico, per l’introduzione dei piccoli nei percorsi dell’istruzione e, specie per i bimbi immigrati, per l’inclusione nelle nostre Comunità. La scuola dell’infanzia svolge un importante ruolo anche come strumento di pari opportunità e di sostegno all’occupazione femminile.
Nella scuola primaria, per gli oltre 1.000 bambini e bambine in più rispetto all’anno scolastico appena concluso, mancano all’appello centoventi docenti di lingua inglese, il cui insegnamento è obbligatorio.
L’USP ha limitato la richiesta in organico di fatto a trentadue posti, considerati come il minimo indispensabile.
Nella scuola secondaria di primo grado è la seconda lingua europea a non avere sufficienti docenti. Sarebbero necessari cinquantadue posti che l’USP non ha richiesto, ipotizzando operazioni di recupero interno alle scuole,
che andranno tuttavia a detrimento della qualità delle stesse.
Per la scuola secondaria di secondo grado, la coperta costituita dai trentacinque posti in organico di fatto richiesti dall’USP è corta ma
darebbe una risposta essenziale e minimale alle esigenze di classi aggiuntive, derivanti dalla crescita del numero degli studenti e di ore
per il bilinguismo.
In tutti gli ordini e gradi della scuola il sostegno agli studenti disabili vede una assegnazione di posti in organico di diritto pari a meno della
metà dei posti necessari, coperti in gran parte solo in organico di fatto, facendo così perdere la continuità di rapporto tra docente e allievo, ancor
più necessaria ai 2.656 studenti bolognesi disabili.
Resta aperto il problema delle reggenze: troppe scuole, si trovano con un dirigente a part-time. In alcuni casi, specie quando la reggenza riguarda
una scuola non facilmente raggiungibile, la presenza del dirigente è troppo saltuaria per garantire il necessario presidio. Ciò anche in
considerazione del fatto che buona parte delle scuole con un reggente non hanno neppure un vicario esonerato almeno in parte dalle ore di cattedra.
Rispetto agli anni passati si prospetta una forte penalizzazione per le scuole serali, aggravando così il problema dell’istruzione degli adulti, per i quali un maggiore livello di scolarizzazione, attraverso il raggiungimento di un diploma o almeno di una qualifica, consentirebbe ai lavoratori di ottenere un posto di lavoro migliore e meglio pagato e agli
adulti immigrati un migliore inserimento. Mancheranno quest’anno almeno otto posti: non potranno così partire i nuovi corsi richiesti.
E’ inoltre necessario dare continuità alla scuola nel Carcere Circondariale di Bologna, i cui “ospiti”, prevalentemente immigrati, anche attraverso il raggiungimento di un titolo di studio, almeno elementare, hanno una
maggiore possibilità, all’uscita dal carcere, di trovare una integrazione sociale e lavorativa. Mancano all’appello cinque posti per i corsi di
scuola primaria e due per le superiori.
Anche la “Scuola in Ospedale”, che consente ai giovani, costretti a lunghe assenze dalla scuola per ragioni di salute di non perdere l’anno
scolastico, non ha l’organico necessario, pari a cinque posti.
Le segnalo infine le attività che da tanti anni le autonomie scolastiche bolognese hanno svolto con progetti rivolti soprattutto alla maggiore
diffusione della cultura scientifica, alla cultura della sicurezza e, in collaborazione con i Servizi di Psichiatria e di Psicologia dell’Età evolutiva delle Ausl, rivolti ad affrontare i fenomeni di devianza e di malessere relazionale. Si tratta di attività che verranno a cessare ove non
saranno attribuiti i dodici posti necessari.
Saranno però ancor più i prossimi anni a far segnare alla nostra scuola rilevanti passi indietro, ove si perseguisse l’annunciato disegno governativo di riduzione progressiva e indiscriminata degli organici (un quinto del totale in tre anni): il prezzo verrebbe pagato non solo dai docenti precari che insegnano da anni e che non verrebbero stabilizzati, come era stato programmato, ma dagli studenti, specialmente i più deboli, penalizzati da un forte aggravamento della discontinuità didattica.
La discontinuità didattica, insieme al sovraffollamento che si produrrà nelle classi (classi con trentuno studenti costituiscono un obiettivo insostenibile, anche in considerazione della crescente percentuale di studenti immigrati), costituiscono cause tra le più rilevanti di insuccesso scolastico e dequalificazione della scuola.
I risparmi per le finanze pubbliche si possono raggiungere rapidamente, ma le conseguenze per il Paese e per le nostre Comunità, sul piano civile, sociale ed economico, si vedranno in tempi più lunghi e rischiano di essere irrimediabili.
Sono certo, gentile Signora Ministro, che vorrà tenere conto di queste considerazioni.
Con le più vive cordialità».