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Coordinamento Cgil regionale sul crac del consorzio PowerLog

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PowerLog era un consorzio di sei cooperative di facchinaggio (di Bologna, Modena, Reggio Emilia), nato quattro anni fa con sede a Bologna, specializzato negli appalti di manodopera; totalizzava 100 milioni di fatturato, impiegando quasi 2500 dipendenti distribuiti in 230 cantieri in Emilia Romagna e fuori regione.

Attraverso affitti o acquisizioni di rami di azienda presso importanti aziende, PowerLog appaltava alle cooperative socie in particolare attività di facchinaggio, movimentazione delle merci, macellazione e lavorazione carni.
Un’imponente “macchina per l’appalto di manodopera” che ha generato risorse economiche per acquisire altre cinque società operanti nel settore della logistica. Risorse economiche ottenute attraverso il conferimento dei capitali sociali delle cooperative consorziate, quindi le quote sociali dei soci lavoratori, ma anche tramite prestiti con svariati istituti bancari.
In quattro anni, il consorzio PowerLog arriva a controllare una quindicina di imprese e grazie alla gestione allegra delle risorse da parte di alcuni dirigenti, l’indebitamento aumenta. Nel marzo di quest’anno, i dirigenti tentano di recuperare risorse finanziarie attraverso la voce “contenimento costi” in busta paga. Quella decisione riduceva lo stipendio dei soci lavoratori del 10%. Intervengono le associazioni sindacali delle categorie trasporti e agroindustria territoriali e regionali, ottengono il ritiro della delibera, ma scoprono anche irregolarità nelle retribuzioni e nelle applicazioni contrattuali applicate ai soci lavoratori.

(Oltre a queste categorie, la ramificazione delle attività del consorzio interessa altre strutture che fanno parte del coordinamento sindacale della vertenza).
Si attiva un serrato confronto con il consorzio per regolarizzare le posizioni retributive dei soci lavoratori e per le applicazioni corrette dei Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro e, pochi giorni fa, l’8 luglio, l’annuncio della liquidazione volontaria del consorzio, la comunicazione della nascita di un altro consorzio, KeyLog, al quale vengono cedute le attività.
KeyLog dovrebbe garantire la continuità lavorativa e retributiva per tutti i soci delle cooperative, tranne che per quelli impiegati nel macello bovino dell’UNIPEG di Reggio Emilia, perché ritenuto cantiere che non garantisce sufficienti margini di guadagno. Delle quote sociali dei soci lavoratori nessuna garanzia, anche se andrà verificato che l’adesione a socio sia avvenuta su base volontaria. Da evidenziare che, mediamente, ogni socio lavoratore ha accantonato una cifra pari a 4000 euro: oltre 8 milioni di euro di quote sociali che, probabilmente, rischiano di svanire.
Nel settore degli appalti di manodopera, le organizzazioni sindacali denunciano da anni quotidianamente situazioni “limite”, fino a fenomeni di vero e proprio caporalato svolto con false cooperative, fenomeni di elusione ed evasione fiscale e contributiva (utilizzo massiccio della Trasferta esente). Nel caso del consorzio PowerLog lo sconcerto nasce dal fatto che le cooperative coinvolte erano tutte associate alla Legacoop e Confcooperative; da ciò discendono alcuni interrogativi:
• Come hanno applicato la vigilanza alle loro cooperative associate, che la legge impone di effettuare?
• Dove erano quando le loro associate spostavano ingenti risorse economiche verso PowerLog?

• E dove erano quando, sempre le loro associate, non applicavano regolarmente i contratti di lavoro?
Non è possibile chiudere gli occhi dietro la giustificazione che nel mercato delle cooperative di facchinaggio operano soggetti che applicano tariffe orarie indecenti. Non è rincorrendo quel modello, o minimizzando gli aspetti più scandalosi, che si fa della sana imprenditorialità in forma cooperativa.
Non possono esimersi dalle proprie responsabilità anche quei committenti che, per i servizi prestati dalle cooperative di facchinaggio, corrispondono importi che si traducono in corrispettivi orari abbondantemente sotto al minimo sindacale.

Per questo il Coordinamento della Cgil Regionale, con le categorie regionali e le strutture territoriali interessate
1) Esprimono un giudizio negativo sul sistema che ha governato questo consorzio e sulla forte degenerazione che si è via via costruita nel sistema degli appalti di manodopera.
2) Svolgeranno un attento presidio sul caso specifico per garantire le prospettive occupazionali e il recupero dei crediti maturati (compreso l’eventuale quota sociale) di tutti i 2500 soci, compresi quelli occupati nei cantieri Unipeg.
3) Attiveranno tutte le proprie strutture per far si che tutte le imprese committenti private e cooperative e le loro associazioni, si assumano la responsabilità di ricercare le soluzioni che salvaguardino l’occupazione e il rispetto dei contratti, promuovendo tutte le iniziative utili a sostegno della vertenza, comprese le iniziative di lotta.
4) Confermano non più rinviabile una iniziativa contrattuale rivendicativa sul sistema degli appalti, loro dimensione e regolarità anche economica, che abbia espliciti obbiettivi di ricomposizione del ciclo produttivo.

(Strutture Regionali Cgil, Filt, Flai, Filcams, Fiom, Filcem e Filtea Emilia Romagna)