Lezioni magistrali. Tra l'”archivio dei sensi” e il “teatro della ragione” esiste una potenza intermedia che consente all’uomo, “divino camaleonte” – secondo la definizione di Gian Francesco Pico della Mirandola – di proiettarsi nel futuro, inventare il nuovo e costruire miti collettivi. E’ la fantasia, potenza evocatrice e creatrice, capace di anticipare ciò che ancora non si vede, di rivaleggiare con la natura nella creazione di cose artificiali e mondi di finzione, di immaginare l’inimmaginabile.
Sarà questo il filo conduttore delle lezioni magistrali dell’ottavo Festival filosofia, in programma a Modena, Carpi e Sassuolo dal 19 al 21 settembre. Nelle piazze e nelle chiese delle tre città, grandi maestri del pensiero contemporaneo si confronteranno con il pubblico su alcuni grandi temi che spaziano dai neuroni a specchio alle grandi utopie collettive, dall’architettura come luogo dell’immaginazione sociale alle ragioni di chi rifiuta le figure fino e alla immaginaria fondazione celtica della Padania. Ma anche dal jazz al cinema, dalla letteratura alla moda maschile, dalla profezia alla qabbalah.
Uno spazio di riflessione riguarderà la scienza. Isabelle Stenger, collaboratrice del premio Nobel per la chimica Ilya Prigogine, spiegherà come il laboratorio dello scienziato non sia una fabbrica di verità universali ma un’avventura dell’immaginazione creatrice.
Giacomo Rizzolatti, il neurologo che ha scoperto i neuroni a specchio, racconterà invece come funziona il “teatro” della mente umana e come gli aspetti sociali e quelli individuali si “rispecchino”. Rispetto al modello classico delle scienze cognitive, basato sulle percezioni e sul “vedere”, i neuroni a specchio insegnano, infatti, che alla base dell’apprendimento c’è il sistema motorio, le azioni, anzi le “simulazioni”.
Remo Bodei, supervisore scientifico del Festival, farà il punto sul concetto di avvenire parlando delle utopie otto e novecentesche che hanno alimentato grandi speranze collettive, mentre Giacomo Marramao spiegherà la difficoltà contemporanea di immaginare un futuro ormai “colonizzato” dalla globalizzazione e Roberto Esposito proporrà di considerare “l’impersonale”, spazio neutro e inclusivo che rinvia all’originaria unità del vivente, come luogo di possibile innovazione sociale. All’utopia dell’uomo civico, che ha cura attiva dei beni comuni e degli spazi pubblici, sarà dedicata la riflessione di Franco Cassano, mentre Marc Augé parlerà dell’architettura come luogo dell’immaginazione sociale e della costruzione dell’avvenire. L’impegno a pensare la vita altrimenti sarà anche il cuore della testimonianza di Enzo Bianchi, priore della comunità di Bose, sulla vita monastica come profezia, mentre Silvia Vegetti Finzi metterà in risalto la proiezione inconscia e immaginativa che accompagna l’attesa della maternità.
Sulla linea tematica dell’invenzione, Paolo Virno sottolineerà il ruolo delle risorse logico-linguistiche negli “stati d’eccezione” che rendono possibile la variazione inattesa e lo scarto imprevisto della condotta umana.
Allo stupore dell’evento come fatto inventivo che si stacca dalla catena del rapporto tra causa ed effetto sarà dedicata la lezione di Sergio Givone, mentre all’improvvisazione come pratica culturale, esemplificata nelle variazioni del jazz, sarà dedicata la lezione di Davide Sparti.
Un importante capitolo del Festival sarà riservato al rapporto tra verità e finzione, realtà e artificio. Ragionando sulla differenza tra imitare e copiare, Salvatore Natoli farà emergere come l’uomo, per non naufragare nelle apparenze, debba “inventare” verità e “costruire” immagini di realtà, mentre Maurizio Ferraris mostrerà il ruolo della memoria in questa edificazione tutta umana, Luigi Montani rifletterà sulla narrazione cinematografica, con la sua originale connessione tra fatti e finzioni, e Omar Calabrese sull’imitazione immaginativa che fonda la moda e in particolare l’eleganza maschile.
Ancora al funzionamento della potenza immaginativa saranno orientati gli interventi di Carlo Sini, attento alla soglia mobile che lega la fantasia con la voce e l’oralità, di Ermanno Bencivenga, che ne sottolineerà le “regole” e la connessione con l’attività razionale, e di Christoph Wulf, che mostrerà il fondamento antropologico dell’immaginazione, radicato nelle azioni e nei rituali sociali. Su questa scia, Marcel Detienne, il grande studioso francese del mito greco, prenderà in esame gli utilizzi del mito in chiave comunitaria (compreso quello della nazione e l’immaginaria fondazione celtica della Padania) e Umberto Galimberti esaminerà il simbolo come fonte di immagini secondo un processo che non appartiene alla storia della cultura, ma alla profondità dell’inconscio. Infine, il concetto stesso di creazione come creazione dal nulla sarà sottoposto alla serrata critica di Emanuele Severino.
Ampio anche il capitolo che riguarda la teoria e la fondazione dell’immagine.
Maria Bettetini spiegherà le ragioni dell’aniconismo ebraico, islamico e protestante, Giulio Busi, illustrerà l’idea del “Dio disegnatore” e della nascita del mondo come opera d’arte secondo la tradizione qabbalistica ebraica, Hans Belting ripercorrerà in chiave antropologica la storia dell’ombra dalla Commedia di Dante fino all’arte contemporanea, Georges Didi-Huberman affronterà il rapporto tra immagine e memoria, e in particolare il suo riflesso sul tema sulla Shoah, e Jean-Luc Nancy prenderà in esame il rapporto e la distanza tra fantasia moderna e immaginazione contemporanea.
All’importanza dell’immaginazione, e soprattutto dell’immaginazione letteraria, per la vita morale sarà riservata la lezione di Stanley Cavell, tra i maggiori filosofi analitici viventi, mentre sull’utilità della letteratura per comprendere i processi sociali interverrà Gabriella Turnaturi. Il ruolo di critico dell’immaginazione, nozione ambivalente che apre una possibilità universale di comprensione dell’altro, ma concede anche ai “possessori” dell’immaginario un vantaggio cognitivo e politico sulle altre culture, sarà riservato a Terry Eagleton, il più popolare e brillante critico letterario inglese.
Mostre. Incisioni di Piranesi, opere di Bruno Munari, figurine che raccontano il futuro, esposizioni che affrontano il tema del sublime contemporaneo e la prima personale in un museo pubblico italiano dell’artista tedesca Katharina Grosse. Sono queste le principale mostre che saranno inaugurate a Modena, Carpi e Sassuolo in occasione del Festival filosofia, in programma dal 19 al 21 settembre.
A Modena la Palazzina dei Giardini ospita “Un altro uomo che ha fatto sgocciolare il suo pennello” dell’artista tedesca Katharina Grosse, fra le pittrici dell’ultima generazione che ha ottenuto maggiori riconoscimenti a livello internazionale. Nata a Freiburg nel 1961, Grosse vive e lavora tra Düsseldorf e Berlino, dove insegna alla Kunsthochschule. Aperta il 19 settembre in occasione del Festival filosofia e curata da Milovan Farronato e Angela Vettese per iniziativa della Galleria civica e della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, la mostra allude sia ad una tecnica che a un movimento pittorico specifico, il “dripping”, che vede tra i protagonisti artisti come Max Ernst e Jackson Pollock. Accanto a tele di grandi dimensioni, Grosse propone una serie di pitture in volume su oggetti diversi come sassi, palloncini e terriccio.
Sempre dal 19 settembre Palazzo Santa Margherita propone “Il sublime è ora”, prodotta dalla Galleria civica e dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Modena e curata da Marco De Michelis, docente di Storia dell’architettura alla Columbia University di New York e all’Università Iuav di Venezia. La mostra propone prevalentemente video, film e installazioni sonore. Alcuni lavori fanno riferimento alla “Spiral Jetty” di Robert Smithson realizzata nel 1970 – opera forse fra le più vicine all’idea del sublime compiute nel secondo Novecento – protagonista di un filmato girato da Smithson stesso durante la sua realizzazione.
Dal 19 settembre il Museo della figurina di Modena propone la mostra “Nostalgia di Futuro. L’invenzione del domani in un secolo di illustrazioni”, a cura di Paola Basile e Maria Giovanna Battistini con la collaborazione di Riccardo Valla. L’intreccio tra sogno, desiderio, paura e meraviglia è tradotto in un immaginario particolare, quello legato alla “visione” del futuro a partire dalle figurine di fine Ottocento e alla letteratura “futuristica” e “interplanetaria” del periodo per poi arrivare, attraverso le suggestive riviste americane degli anni Trenta e agli album di fantascienza degli anni Cinquanta, alle “trade cards” di note serie televisive. All’interno della mostra si potranno ammirare anche videoinstallazioni dedicate a macchine alate e viaggi straordinari realizzate dagli studenti dell’istituto d’arte Venturi, coordinati da Antonella Battilani.
Sempre a Modena, la chiesa di San Paolo ospita, a cura di Mario Bertoni, un’installazione realizzata ad hoc per il Festival da Paolo Icaro. Torinese, classe 1936, l’artista ha vissuto a lungo negli Stati Uniti, ha esposto le sue opere nelle gallerie di tutto il mondo ed è rientrato definitivamente in Italia all’inizio degli anni ’80. Sue opere sono presenti nei Musei di Torino, Milano, Genova, Cagli, Modena, Bologna, Roma, Washington, Gent, Antwerpen e Francoforte.
Nella Sala delle vedute del Palazzo dei Pio di Carpi si può ammirare la mostra “Visioni di carceri e rovine”, dedicata alle incisioni di Giovan Battista Piranesi (1720-1778). L’opera centrale dell’artista è rappresentata dalle “Carceri d’invenzione”, di cui Piranesi pubblica due edizioni a distanza di 15 anni. Le incisioni restituiscono architetture in cui l’aspetto fantastico delle prospettive e l’invenzione dei volumi geometrici contribuiscono a ciò che di più inquietante vi è nelle Carceri. Sono esposte in mostra l’edizione completa delle “Carceri” e una scelta di 14 vedute di rovine, quelle in cui l’artista rappresenta le architetture e le figure che vi si fondono in senso quasi proto-cubista, andando verso un’immagine metafisica dei piani e delle masse architettoniche.
A Sassuolo, infine, negli spazi di Paggeria Arte e sulla facciata del Palazzo ducale (proiezioni notturne) si possono ammirare “I colori della luce di Bruno Munari” (1907-1998), l’artista che con le sue opere ha anticipato le videoinstallazioni multimediali e influenzato generazioni di artisti contemporanei. L’esposizione, curata da Betta Frigieri, Miroslava Hajek e Luca Panaro, propone opere che fanno parte dell’unica collezione ragionata e cronologicamente catalogata delle opere di Munari, di cui la critica d’arte Miroslava Hajek è artefice e depositaria in quanto collaboratrice trentennale del grande artista. Nel suo lavoro, Munari ha esplorato sistematicamente luci, ombre e movimento in rapporto allo spazio e negli anni ‘50 ha realizzato opere in miniatura, usando la pittura, tecnica mista, collage di materiali organici come la buccia di cipolla, retini, fili di materiali vari e pellicole colorate trasparenti.
Spettacoli.
Vincenzo Cerami che si cimenta con le “Mille e una notte”, spettacoli di filosofia pratica, fantasie d’amore al femminile, fantasmi che animano la notte di antichi palazzi, ma anche acrobazie danzanti e tango. Sono questi gli ingredienti del cartellone di spettacoli che accompagna l’ottavo Festival filosofia, in programma a Modena, Carpi e Sassuolo dal 19 al 21 settembre.
Vincenzo Cerami leggerà pagine dalle “Mille e una notte” nella chiesa di san Carlo su musiche originali di Aidan Zammit. Le notti di Sherazade cominciano a Parigi, nel 1704, a partire da Monsieur Antoine Galland, l’orientalista che per primo le traduce e le tradisce, le trascrive e le riscrive. E da questo inizio parte uno dei più tortuosi e tormentati capitoli della storia del celebre testo, fonte inesauribile dell’immaginario orientale e occidentale.
Letture e immagini tra poesia e mistica riguardano l’appuntamento “La fantasia d’amore delle donne”, curato dal Gruppo Donne di Poesia. La performance presenta testi di mistiche e scrittrici in intimo colloquio con immagini di Giovanna Gentilini, Silvia Guberti, Nicoletta Moncalieri e poesie di autrici contemporanee.
Il Palazzo dei Musei di Modena ospita “La filosofia in scena: il lancio del nano”, percorso-spettacolo con proiezioni e computer a partire da un libro del giornalista e filosofo Armando Massarenti, una raccolta di voci che, tratte da temi, eventi, figure dell’esperienza quotidiana più minuta o da singoli fatti politici e declinate in senso morale, sono in grado di comporre un ideale dizionario filosofico a partire dalla realtà quotidiana.
Intanto a Carpi, col calare dell’oscurità, il Palazzo dei Pio si “anima” di presenze, fantasmi che fuoriescono dalle storiche mura, dai recessi più ignoti del Palazzo. Un percorso (regia di Gaia Diavolio) identificherà i luoghi in cui sarà possibile imbattersi nei fantasmi di Alberto Pio, del suo segretario, di qualche abitatore del passato (lo sfollato della seconda guerra mondiale, il carcerato), ma anche di presenze più attuali, come il fantasma della “mannequin”. Non potrà certo mancare il più celebre dei fantasmi da museo, quel Belfagor inquieto che si aggirava nel Louvre, ora in estemporanea gita al Festival filosofia, anch’egli in attesa del fantasma della Dama Bianca che comparirà soltanto a mezzanotte.
Sempre a Carpi è in programma “Lo specchio di Borges”, spettacolo nel quale Massimiliano Finnazer Flory interpreta la fantasia e le “finzioni” del grande scrittore sudamericano in una particolare declinazione tra teatro, letteratura e musica.
A Sassuolo, infine, va in scena al Teatro Carani “Polis. Fantasmagoria di apparizioni e scomparse”, interpretato dalla compagnia di danza Abbondanza/Bertoni su testi da Michelstaedter e musiche da Albinoni, Chopin e Verdi.
In piazzale della Rosa il Festival propone “Osa. Performance volanti” della compagnia Sonics, spettacolo composto da quadri in cui acrobazia aerea, contorsione e coreografia trasportano lo spettatore in un viaggio al limite del reale. E’ un continuo scambio tra terra e cielo, tra forza e passione travolgente, sfidando le leggi di gravità. La Tenda di piazzale Avanzini ospita, infine, lo spettacolo di Danza “TangoFantasia” della compagnia Dbb Tango. Tre coppie di ballerini di fama mondiale (Loredana De Brasi e Tobias Bert, Claudia Codega e Esteban Moreno, Patricia Carrasco e Pablo Linares) propongono un viaggio dal Tango classico al Tango nuevo di Astor Piazzolla.
Cinema. Sono realizzati come veri e propri documentari, con le stesse tecniche e lo stesso linguaggio, ma raccontano storie inventate e false biografie. A questi singolari filmati – “Mockumentaries” – Carpi dedica una rassegna in occasione del Festival filosofia.
Si vedrà, per esempio, “This is Spinal Tap” (1984) del regista Rob Reiner, pellicola nella quale si narrano le esilaranti gesta di un fantomatico gruppo: gli Spinal Tap, appunto. Il linguaggio è il medesimo del canonico documentario musicale: interviste, riprese live, dietro le quinte, video musicali, telecamera barcollante, ma è tutto frutto di finzione. È una vera e propria biografia immaginata, creata ad hoc per ingannare ed intrattenere lo spettatore. Ma “This is Spinal Tap” non è stato né il primo né l’ultimo di tali “prese in giro”, poiché anche registi come Peter Jackson si sono cimentati in questo genere: il suo mockumentary “Forgotten silver” è infatti incentrato sulla figura di un regista newzelandese, ritenuto uno dei pionieri del cinema e una figura cardine della settima arte. Davanti agli occhi dello spettatore scorrono documenti video e reperti che inducono a credere ciecamente in ciò che si vede. Ma anche in questo caso, Colin McKenzie, il supposto genio del cinematografo dei primordi, esiste solo nella fantasia di Peter Jackson.
E’ dedicato, invece, al tema “Città dell’utopia” la rassegna di film curata dall’Associazione circuito cinema in programma a Modena in occasione del Festival filosofia. Il pubblico potrà assistere alla proiezione di “La città incantata”, “La zona”, “The village”, “Underground”, “Metropolis”, “Bertin-Jerusalem”, “Missione Alphaville”, “Il cielo sopra Berlino” e “Goodbye Lenin”.
Viaggi all’estero. Un viaggio in Andalusia per due persone, 2 voli andata e ritorno a scelta tra Parigi, Londra, Barcellona, Valencia e Berlino e 3 giorni in una città d’arte italiana per due persone.
Sono questi i premi di “Fantasylandia”, la caccia al tesoro gratuita on line per under 35 in programma venerdì 19, sabato 20 e domenica 21 settembre dalle 21 alle 23 (iscrizioni nel sito www.festivalfilosofia.it). L’iniziativa è promossa dal Festival filosofia e dai Comuni di Carpi, Campogalliano, Modena, Sassuolo e Soliera e i viaggi sono offerti dal Centro turistico studentesco.
Si può partecipare alla caccia al tesoro da casa o da qualsiasi postazione informatica dotata di collegamento internet. I giocatori devono rispondere ad una serie di domande cercando le risposte sulla rete. Ogni risposta esatta consente l’accesso alla domanda successiva. Vince chi risponde al maggior numero di domande nel minor tempo possibile. É previsto un meccanismo di aiuti e suggerimenti che permette anche ai meno esperti di avanzare nel gioco.
Lezioni sui treni. Filosofi in trasferta si raccontano e dialogano con i compagni di viaggio. Accadrà sui treni delle Ferrovie dello Stato e delle Fer (Ferrovie Emilia-Romagna) che partono da Modena per Carpi e Sassuolo dal 19 al 21 settembre, nell’ambito dell’ottava edizione del Festival filosofia. L’iniziativa si svolge in collaborazione con le Ferrovie dello Stato e Fer.
I “viaggi” sono in programma dalla stazione centrale di Modena, venerdì 19, sabato 20 e domenica 21. All’arrivo, filosofi e viaggiatori saranno accolti dalle bande musicali cittadine e accompagnati nelle sedi del Festival.