Le ordinanze che prevedono l’identificazione e il censimento dei bambini di etnia Rom presenti nei campi nomadi attraverso la rilevazione delle impronte digitali devono essere sospese. Lo chiede un ordine del giorno presentato ieri in Consiglio provinciale da Emanuela Torchi, Anna Pariani, Gigliola Poli e Raffaele Donini del Pd e Giovanni Venturi (PdCi)e approvato con 18 voti favorevoli (Pd, Sd, Rc, PdCi, Verdi) e 5 contrari (FI-PdL, GdL, An-PdL). L’odg fa proprie le richieste anche dell’Unicef, del Pontificio consiglio dei migranti e del Consiglio d’Europa.
Il documento ritiene che tale disposizione “violi ogni diritto di
uguaglianza dei bambini e degli adolescenti” e introduca “una grave
discriminazione basata unicamente sull’etnia e l’identità culturale,
profilandosi quindi come un atto razzista nei confronti delle bambine e dei bambini rom”. Ritiene inoltre che tale misura non possa fare riferimento alle norme dell’Unione europea per l’ingresso degli extracomunitari, visto che i Rom costituiscono una delle principali minoranze etniche dell’Unione europea e sono in gran parte cittadini comunitari”; sia infatti un atto culturalmente e socialmente grave e una misura del tutto inutile per garantire la protezione dei minori da episodi di sfruttamento”.
Il documento sostiene, tra l’altro, che nella “nostra realtà territoriale in questi ultimi anni molto è stato fatto per offrire stabilità e diritti
ai minori in situazione di illegalità, vittime di discriminazione,
sfruttamento e privazione dei fondamentali diritti. Aggiunge inoltre che sono presenti buone pratiche rivolte all’integrazione dei minori stranieri nelle scuole e nelle comunità locali grazie alle istituzioni e a un tessuto sociale ricco di associazioni capaci di coniugare diritti e responsabilità sociale.”