Oggi, i rapporti tra i cittadini e la pubblica amministrazione in genere, e in particolare con gli enti locali, sono disciplinati sulla base di
normative che dovrebbero renderli snelli, chiari, trasparenti e soprattutto facili nelle modalità di applicazione con tempi certi e predeterminati. Ma non è così!!
Nate allo scopo oggi vengono utilizzate in
modo tale che risulta pregiudicato solo il diritto o i diritti dei cittadini poiché o non vengono presi in considerazione, o, ne viene data una lettura ridotta; se poi consideriamo l’effettiva lungaggine con cui opera la macchina burocratico-amministrativa degli enti si riscontra che i
tempi per una risposta, che in alcuni casi dovrebbe essere immediata, risultano prolungarsi all’infinito in attesa non di una risposta ma di una
convenienza di parte, giustificata solo da presunti interessi generali da tutelare. Nella pratica se un’azienda, un cittadino, un consigliere
volesse ricorrere contro un atto amministrativo emesso da un ente locale, si troverebbe costretto ad intraprendere un ricorso al TAR regionale
(tribunale amministrativo regionale) con spese che si aggirano, per avvocati specializzati nella materia e spese giudiziarie attorno ad un
minimo di 5.000 euro per causa, tanto per partire. Si capisce quindi perché un consigliere comunale prima di intraprendere questa soluzione
preferisce trovare altre vie o coinvolgere la popolazione utilizzando l’informazione a mezzo stampa: aggiungiamo che se ogni volta che fosse
abbastanza palese la violazione nel merito e nella legittimità dell’atto nei confronti delle normative vigenti, si optasse per questa soluzione, un
consigliere comunale di un piccolo comune o un singolo cittadino vedrebbe volatilizzarsi velocemente il suo intero guadagno o patrimonio. E’ proprio su questo che contano alcuni amministratori per poter realizzare i propri
progetti anche se viziati, senza che nessuno poi possa obbiettare alcuna pregiudiziale. In campo penale è previsto l’istituto del patrocinio
gratuito quando una parte in causa non sia in grado di assolvere agli impegni conseguenti al pagamento delle spese di procedimento per un
processo penale, se indigente.
Allora perché, questo principio non può essere applicato anche in campo amministrativo,
dove la probabilità di controversia e di errore è ormai diventata patologica? Può fare valere i suoi diritti solo chi ha il portafoglio gonfio o chi ha particolari conoscenze? Prima della famigerata riforma Bassanini esisteva un organo, il Co.re.co a cui venivano fatte osservazioni in merito alla legittimità di un atto, che, prima di compiere
l’ultima fase della pubblicità, doveva incorrere nel suo controllo di legittimità. In pratica un consigliere comunale eccependo l’atto al
Co.re.co (Comitato Regionale di Controllo) aveva la garanzia di vedere bloccato un atto illegittimo e di vederlo modificato a norma di legge
dall’ente emittente, tanto da ritornare in approvazione nel primo consiglio utile successivo. In questo modo errori ma anche furbizie
venivano impedite o evitate a vantaggio della collettività e della legalità in senso lato.
Allora si pensò di abolirne la funzione poiché si diceva “impediva agli amministratori di svolgere in tempi celeri il loro lavoro, aggiungendo
tempi morti al procedimento”. Ma il prezzo qual è stato? Quello di dover vedere approvate e realizzate delibere illegittime con grave danno a
carico della collettività intera senza che i tempi della giustizia, seppur presente e speciale, impedisse il loro verificarsi; se poi qualcuno avesse avuto il coraggio di intraprendere ricorsi ammissibili al TAR e li avesse vinti, comunque ci si trova davanti a contenziosi che mettono a
repentaglio anche la sopravvivenza stessa, in bilancio, dell’autonomia economica e decisionale dell’ente. Ora con il senno di poi, il costo del
Coreco sarebbe ampiamente coperto anche solo dalla decima parte delle spese per i procedimenti di ricorso intrapresi dalle amministrazioni
stesse, che anche se coperte da polizza assicurativa, procurano spese a dismisura con conseguente elevazione del premio da pagare, bene che vada! Se poi consideriamo il periodo di sospensione dovuto ai ricorsi stessi nel
caso che il Tar riscontro elementi di dubbio sulla legittimità o il merito stesso, si può dire che con il metodo di controllo preventivo precedente i
cittadini e le pubbliche amministrazioni ci guadagnavano abbondantemente.
Il massimo sarebbe diminuire di molto le consulenze legali che un tempo non esistevano, visto che quel ruolo era demandato al segretario comunale, responsabile legale dell’ente e sottoposto al controllo prefettizio e non, come oggi, mera figura aquiescente delle giunte in carica. Quindi – consulenze e + controlli a costo zero per i cittadini possono rendere
propri diritti che ora sono solo sulla carta, impedendo al ceto politico e dirigenziale della pubbliche amministrazioni, se vogliono, di ottenere una sorta di immunità implicita per tutto quello che fanno o vogliono fare, in mala o buona fede.
Il Comitato “conto anch’io” pertanto, propone la nuova istituzione di un organo in grado di effettuare un controllo preventivo sugli atti emessi ad opera di un’organo, sulla fattispecie del Coreco, e al contempo una limitazione ancora più rigorosa di consulenze dirette o indirette che oggi
gravano sui bilanci dei comuni e quindi dei cittadini tutti. Chiunque condivida questo indirizzo avrà la nostra piena disponibilità in merito per approfondire l’argomento.
Bertugli Graziano
(Consigliere del Comitato Conto Anch’io a Sassuolo)