Oltre 120 tra imprenditori, manager e addetti ai lavori hanno partecipato al convegno “Una riflessione strategica sul futuro del distretto ceramico italiano” organizzato da Acimac lo scorso martedì 17 giugno presso la sede Villa Marchetti. Obiettivo dell’incontro era confrontarsi e discutere sulle modalità di evoluzione e sviluppo del distretto di fronte al nuovo contesto economico mondiale.
Dopo una fotografia introduttiva che ha tracciato la storia dell’industria ceramica locale da parte del professor Tiziano Bursi (docente di Marketing Internazionale all’Università di Modena e Reggio Emilia), ha preso la parola Stefano Micelli, docente di Economia e Gestione delle imprese all’Università Ca’ Foscari di Venezia, secondo il quale il recupero di competitività industriale del nostro paese coincide con l’evoluzione del modello dei distretti e della piccola impresa. Un cambiamento che riguarda i modelli di impresa, il sistema dei servizi, la governance territoriale.
“La nuova generazione di imprese leader del made in Italy – ha spiegato il professore – deve avere caratteristiche chiave come il forte impulso all’internazionalizzazione produttiva, una maggiore qualità manageriale, un vantaggio competitivo fondato su nuove funzioni terziarie”.
Il distretto del futuro dovrà essere una spazio creativo dove si svolgono attività qualificate, si producono prime serie e prototipazioni, si intrecciato partnership interattive tra aziende. A livello strategico, le aziende vincenti – e migliori in termini di performance – secondo Micelli dovranno continuare a puntare su dotazione ICT, innovazione tecnologica, design e innovazione di prodotto.
L’economista Marco Fortis (Vicepresidente Fondazione Edison e docente di Economia Industriale e Commercio Estero all’Università Cattolica di Milano) ha parlato di come hanno reagito i distretti industriali italiani alla crisi manifatturiera dettata dagli scenari della globalizzazione italiana nel 2001-2005. A differenza di altri distretti che hanno subito un forte regresso produttivo, con poche aziende e marchi di scarso peso, o che hanno scelto una forte delocalizzazione industriale per contenere i costi, i produttori di piastrelle del distretto sassolese hanno mantenuto una dinamica produttiva stabile e approntato una significativa internazionalizzazione produttiva per aggredire nuovi mercati emergenti. Anche per i produttori di macchine per ceramiche la dinamica produttiva è rimasta forte, con un export robusto e la presenza di una parziale internazionalizzazione produttiva, come avvenuto anche per il distretto macchine per imballaggio di Bologna.
La filiera ceramica italiana, che fattura complessivamente 11,6 miliardi di euro (di cui circa la metà rappresentato dalle piastrelle e un altro 17% dalle macchine per le ceramiche) registrerà una continua concentrazione produttiva, soprattutto nelle piastrelle e di pari passo aumenterà il rilievo delle imprese guida di maggiori dimensioni e più internazionalizzate. Basta pensare a due dati: nelle piastrelle i primi 10 gruppi rappresentano oltre il 55% del fatturato nazionale, nelle macchine oltre i 2/3 del fatturato è realizzato da imprese con un fatturato superiore ai 25 milioni di euro.
Si tratta di un terreno potenzialmente più fertile per l’internazionalizzazione e collaborazioni di filiera nell’innovazione. “Competere nel nuovo scenario globale – ha aggiunto Fortis – significherà sempre più innovare. E’ necessaria una maggiore collaborazione sistemica tra produttori di piastrelle e di macchine per garantire svolte radicali nell’innovazione, specie di prodotto. Difendere gelosamente i segreti dell’innovazione e mantenerli nel distretto per un adeguato numero di anni (attraverso accordi, esclusive, partnership) è fondamentale per conservare la distanza con i competitor stranieri”.
A Sassuolo, secondo Fortis, potrà quindi restare un altissimo livello di valore aggiunto pro capite, anche nel raffronto con le più ricche regioni d’Europa. Questo risultato sarà possibile grazie in particolar modo all’industria delle macchine, che è strutturalmente più forte e competitiva se comparata con quella di altri distretti e trae dall’export in tutto il mondo la sua forza.
A concludere il convegno, le relazioni dei presidenti di Confindustria Ceramica, Alfonso Panzani, e di Acimac, Pietro Cassani.
Improntato a un moderato ottimismo l’intervento del presidente Panzani, il quale ha descritto il periodo non brillante attraversato dai produttori italiani di piastrelle. Un periodo che, verosimilmente, si protrarrà anche nel biennio 2008-2009. Nonostante le note difficoltà di mercato, però, secondo Panzani il distretto non dovrà rinunciare alla propria vocazione manifatturiera e rimarrà un luogo privilegiato di produzione di piastrelle di qualità elevata, anche grazie al ruolo che potrà svolgere un’efficace attività di ricerca portata avanti da aziende, associazioni, enti.
La ricetta di Cassani, neo presidente di Acimac, è composta da tre ingredienti: costruire aziende più forti, di dimensioni adeguate; potenziare i marchi; migliorare le capacità di produzione e commercializzazione. “Per raggiungere tali risultati – ha spiegato Cassani – occorre il coraggio politico di avere dei campioni all’interno del distretto ceramico che fungano da trascinatori e siano supportati dal sistema nelle forme più opportune. Una strategia di sviluppo del distretto deve partire individuando le punte di eccellenza, che sono rappresentate dal patrimonio di competenze di natura meccanica, elettronica, chimica, ceramica delle imprese appartenenti al mondo della fornitura”.
Anche secondo il presidente di Acimac è decisiva la comunanza d’intenti tra fornitori di tecnologia e produttori di piastrelle ceramiche: “E’ il momento di accelerare sul fronte della collaborazione sistemica: è fondamentale riconoscere a tutti gli attori il giusto compenso per il contributo fornito nella realizzazione di un prodotto finale ad alto valore aggiunto. Occorre innescare un meccanismo virtuoso in grado di garantire con continuità la fornitura di vere innovazioni che possano rimanere all’interno del nostro distretto. Oggi esistono le condizioni per sederci attorno a un tavolo e definire nuove modalità di partnership di filiera, che consentano un rilancio importante del prodotto ceramico italiano e riportino l’Italia al centro dell’industria ceramica mondiale”.
Cassani invia infine un messaggio agli amministratori pubblici: “Possono diventare protagonisti attivi del rilancio del distretto. Ma devono pensare in grande, non inseguendo necessità che appartengono al passato con risposte mai soddisfacenti ma lavorando per anticipare le necessità di domani”.