Queste le parole del Presidente di Tag Partners, Joe Tacopina, quando ha incontrato per la prima volta i giornalisti a Casteldebole.
“L’Italia è per me è un Paese speciale: i miei genitori sono di Roma (mio padre di Monte Mario, mia madre della periferia) e in Italia ho lavorato negli anni passati; una vera e profonda passione mi lega a questi posti ed alla gente italiana. Avendo una passione ancora maggiore per il calcio, so bene quanto sia importante questo sport in Italia. Ho quindi deciso di intraprendere un lavoro importante e duraturo per il bene di questo club, che adesso ha ritrovato un posizionamento di rilievo, essendo tornato in Serie A; ma avrei scelto di entrare nel calcio italiano, e in particolare di acquistare il Bologna, anche se fosse rimasto in B”.
I media italiani hanno scritto in queste settimane che la Tag Partners sarebbe in realtà una società intermediaria e che i reali compratori del Bologna sarebbero altri.
“Non è così. Siamo noi i proprietari ed ho intenzione di venire in Italia con tutta la mia famiglia: mia moglie, i miei cinque figli e anche il cane! E Cazzola resterà Presidente: oggi è il miglior Presidente che il Bologna possa avere”.
Di cosa si occupa la Tag Partners?
“Tag partners è una società che ha sede a New York e di cui io sono Presidente; oltre al qui presente Paul D’Emilia, nostro avvocato principale, un altro mio partner è l’amministratore delegato Paul Galvin. Il nostro gruppo ha interessi in vari campi: in questo caso il calcio, dove pensiamo ci siano buone opportunità d’investimento. Tag Partners ha aperto un ufficio a Roma, ma io sarò qui ogni giorno per assicurarmi di buona gestione e sviluppo di questa società”.
Perché ha deciso di comprare il Bologna?
“È una di quelle opportunità che nella vita capitano poche volte: in questo modo realizzo quello che da molto tempo è stato un mio sogno, cioè poter guidare una società di calcio. La bontà di questa mia decisione l’ho capita quando ho iniziato a lavorare con Cazzola e Tamburini, che mi hanno parlato di questa possibilità, la prima per me di entrare nel calcio italiano. La nostra volontà è quella di far crescere i risultati sportivi del Bologna: un progetto di cui sono entusiasta e che intendo portare avanti assieme ai miei soci”.
Tra cui la Inner Circle Sports, qui rappresentata da Phil Hall?
“Hanno esperienza nel calcio e curato lo sviluppo e la crescita del Liverpool: sono uno dei nostri partners”
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Cosa ne pensate delle biografie uscite in questi giorni su di lei e sui suoi collaboratori, in particolare quella pubblicata da “L’Espresso”?
“Le ho lette come potrei leggere una commedia: solo nome e professione erano giusti, il resto era tutto pieno di inesattezze. Nessuno de “L’Espresso”, vorrei sottolineare, mi ha chiamato per assicurarsi se le informazioni in loro possesso fossero giuste. È un articolo divertente ma non credibile. Per me, comunque, non c’è alcun problema”
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Non corrisponde quindi al verro nemmeno l’ipotesi di un coinvolgimento di certe famiglie note negli Stati Uniti?
“Nessuno, mai”
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E i soldi per il pagamento sono già nelle vostre casse?
“Sapevamo di dover essere preparati alla transizione finale e siamo pronti a farlo”.
Sta valutando l’ipotesi di far nascere un nuovo stadio a Bologna?
“Il core business per il Bologna è il campo: l’unica priorità, per me e Cazzola, è portare il Bologna ai vertici della serie A, a tutto il resto penseremo eventualmente in un secondo momento. Il nostro è un progetto di lungo periodo: personalmente, voglio diventare vecchio a Bologna”.
Ha già visto il Dall’Ara?
“Tante volte. Nella stagione appena conclusa, da lì ho visto cinque partite”.
C’è la possibilità che Cazzola, anziché restare Presidente sino a giugno 2009, lasci la carica dopo questo mercato estivo?
(risponde in italiano) “Mai. Fratello”.
Quali sono i partners che entreranno con lei nel Bologna?
“Aspettate due settimane: chisa la trattativa d’acquisto, conoscerete l’intera cordata e i miei partners, quando arriveranno, saranno contenti di presentarsi. Il Presidente Cazzola conosce il nostro gruppo, nel quale posso anticipare che ci sono tanti italo-americani”.
Teme che ci possa essere una differenza eccessiva tra la filosofia di lavoro in Italia e negli Usa?
“Io lavoro duro per molto tempo tutti i giorni e, se ho qualcosa da imparare, non mi tiro indietro. Valga l’esempio della lingua: non sapevo l’italiano ma ora già capisco le vostre domande. Non sono preoccupato per l’impatto con la realtà italiana: il lavoro duro va benissimo anche qui, ne sono certo. Vorrei precisare che non ho deciso nell’ultima settimana di acquistare il Bologna: è stato il frutto di un lungo processo e, valutando guadagni e costi, pensiamo che sia una grandissima opportunità per la nostra società”.
Spesso, però, i bilanci delle società di calcio italiane sono pesantemente negativi.
“Non sono d’accordo con chi pensa che nel calcio italiano si debbano buttare via soldi. In Inghilterra, negli ultimi anni, alcune società hanno fatto ricavi notevoli. Sono qui per continuare la crescita che il Bologna ha avuto con il Presidente Cazzola e credo che anche questa società potrà migliorare i propri ricavi, dal punto di vista sia economico che sportivo. Fermo restando che, se non hai una buona squadra da mettere in campo, nient’altro conta. La mia intenzione è quella di rispettare la grande storia di questo club: ci prenderemo cura della società, ben sapendo quale importanza abbia per questa città e nel cuore dei tifosi. Lavoreremo per rendere felici questi tifosi, per rendere la squadra sempre più forte e per far diventare di nuovo grande il Bologna”.
(Official website Bologna FC)