«La nostra volontà, sostenuta dal parere dei nostri consulenti, è che l’Ufficio per i procedimenti disciplinari possa portare avanti la valutazione del caso in questione pur in presenza di un’indagine giudiziaria». Lo ha affermato Emilio Sabattini, presidente della Provincia di Modena, nella comunicazione al Consiglio provinciale, mercoledì 11 giugno, a proposito della vicenda della dirigente indagata per truffa e falso ideologico.
L’ufficio per i procedimenti disciplinari – composto dal segretario generale della Provincia Giovanni Sapienza, in qualità di presidente, e da due tecnici esterni, esperti in gestione delle risorse umane negli enti locali – si riunirà per la prima volta venerdì 13 giugno.«Rimaniamo tuttavia in attesa – ha aggiunto Sabattini – che la magistratura ci fornisca la documentazione necessaria a completare la valutazione, documentazione che è stata richiesta dal nostro legale al Pubblico ministero ma che in questa fase non è ancora disponibile».
Il presidente della Provincia ha quindi ribadito la necessità di «arrivare a una modifica degli strumenti contrattuali dei dirigenti, così da aumentare le garanzie per la Pubblica amministrazione. Siamo pronti a confrontarci con l’opposizione su questo tema, così come ad affrontare la questione della valutazione dei dirigenti, premiando il merito».
L’intervento di Sabattini è stato preceduto dalla relazione di Stefano Vaccari, assessore provinciale alle Risorse umane, il quale, ripercorrendo le fasi della vicenda e le iniziative prese ha ricordato che «la Provincia si è mossa in tutte le direzioni consentite dal quadro legislativo e contrattuale al fine di tutelare l’immagine dell’istituzione. Abbiamo avviato immediatamente un procedimento disciplinare e trasferito, su sua richiesta, la dirigente indagata».
Chiesta una commissione d’indagine sull’efficienza
Saranno il presidente del Consiglio provinciale di Modena Luca Gozzoli (Pd) e quello della commissione consiliare Controllo e garanzia Cesare Falzoni (An-Pdl) a valutare se e con quali modalità istituire la commissione consiliare d’indagine chiesta da Giorgio Barbieri (Lega nord) per «verificare i sistemi di controllo della funzionalità dei dipendenti basandosi su meritocrazia e sanzioni». Il consigliere della Lega l’ha chiesta ufficialmente nel corso del dibattito sulla dirigente indagata per truffa e falso ideologico sollecitando anche le dimissioni sia dell’assessore Alberto Caldana («coerenti con l’errore che ha commesso») sia del presidente Sabattini «che l’ha blindato». Identica richiesta è arrivata anche da Cesare Falzoni (An-Pdl), sostenuto da Marisa Malavasi (Forza Italia-Pdl), per il quale il problema è che «in Provincia nessuno è in grado di controllare cosa fanno i dirigenti». Anche secondo Luca Caselli (An-Pdl) «gli errori, anche di leggerezza si pagano e almeno una testa deve saltare perché se no facciamo tutti quanti la figura dei “peracottai”». Per Dante Mazzi (Forza Italia-Pdl) il caso «è politico perché la Giunta è sfilacciata al suo interno e gli assessori non si parlano, tanto è vero che dicono di aver imparato della lettera di Caldana dai giornali. È stata la stessa Giunta a minare la credibilità dell’ente: le dimissioni tutelerebbero la dignità della Provincia».
Secondo Tomaso Tagliani (Popolari liberali-Pdl) la «moralizzazione della Provincia dovrebbe cominciare dai consiglieri e dalla Giunta: prendiamo l’occasione di dare il buon esempio comportandoci da gentiluomini e persone responsabili. Troppi consiglieri, per esempio, arrivano tardi e firmano solo per prendere il gettone». Per Aldo Imperiale (Prc) l’episodio «è un campanello d’allarme e dobbiamo chiederci come sia potuto succedere». Il consigliere si è anche detto d’accordo sulla commissione di indagine «a patto che la decisione sia unanime e che il suo operato non si sovrapponga all’indagine giudiziaria». Giuseppe Vaccari (Pd) ha proposto invece di «mettere in campo gli strumenti che già ci sono come la conferenza di organizzazione dei servizi, l’occasione migliore per ascoltare la voce di tutti, dal dirigente in giù, e capire come il servizio sta funzionando».
«Dopo oggi, quali strumenti adotteremo?» si è chiesto Walter Telleri (Verdi) per il quale «se l’amministrazione vuole essere efficiente bisogna che sia in grado di individuare da sola le falle e di tapparle». Per Antonella Orlandi (Forza Italia-Pdl) sia il presidente che l’assessore Caldana «non sono colpevoli ma hanno una responsabilità oggettiva per l’accaduto: una posizione più netta fin dall’inizio avrebbe tutelato meglio quanti lavorano seriamente in Provincia». Demos Malavasi (Pd) sottolineando che la prima preoccupazione è stata «tutelare i dipendenti della Provincia che svolgono il loro lavoro con professionalità e dedizione» ha affermato la necessità di «affinare gli strumenti per realizzare l’obiettivo della massima efficienza dell’amministrazione» e ribadito che «il lavoro di Caldana in questi anni è stato importante e una leggerezza non lo metterà in discussione». Per Claudia Severi (Forza Italia-Pdl) invece «le dimissioni della Giunta e del presidente sarebbero un segnale forte di responsabilità morale».