Il primo ricorso – un’ingiunzione giudiziaria – è stato inviato oggi da uno studio legale bolognese alla cancelleria del tribunale civile. L’atto testimonia l’avvio della seconda fase del processo telematico – partita in via sperimentale a Bologna, prima città pilota in Italia, nel ’99 – ma occorrerà attendere un paio di mesi affinchè il deposito di atti di cancelleria on line abbia efficacia giuridica, con il riconoscimento da parte del ministero della firma digitale.
Del processo telematico si discuterà domani a Bologna nel convegno nazionale “Il processo civile telematico, tra tecnologia, organizzazione e norma: applicazioni all’insolvenza civile e fallimentare“, promosso dalla Fondazione Alma Mater dell’Università di Bologna, in collaborazione con gli Ordini degli avvocati di Bologna, Bari, Bergamo, Catania, Genova, Lamezia Terme, Padova, le città che oggi partecipano alla sperimentazione del processo telematico assieme al capoluogo emiliano.
Il convegno, che ha il patrocinio della presidenza della Repubblica, vuole fare il punto sull’evoluzione del processo civile telematico, alle luce delle esperienze condotte nei sette tribunali pilota e della messa a punto e della sperimentazione del software che consente agli studi legali di colloquiare con gli organi giudiziari.
A Bologna, secondo dati forniti dall’Ordine degli avvocati del capoluogo emiliano, sono già 400 gli studi che si sono dotati della tecnologia necessaria al collegamento con il tribunale, tramite una chiave di accesso in condizioni di sicurezza; una quindicina sono già in grado di “colloquiare” con la cancelleria per lo scambio vero e proprio di atti giudiziari: iscrizione a ruolo delle cause, deposito di atti, ritiro di copie degli atti della controparte, o richieste di copia autentica dei provvedimenti, ordinanze e sentenze.
La prima fase della sperimentazione bolognese – denominata ‘Progetto Polis’ – ha consentito la messa in rete e la consultazione di circa 30.000 sentenze emesse dal tribunale civile di Bologna.