L’edema cerebrale riscontrato al momento del suo arrivo al Policlinico di Modena a Jacopo, il neonato abbandonato in un giardino condominiale alla periferia della città il 9 aprile scorso e morto il primo maggio nonostante tutti i tentativi fatti dai medici per salvarlo, non fu provocato da un impatto al suolo, ma da una malattia congenita, più precisamente una ‘encefalopatia ipossico-ischemica’, cioé un deficit dell’afflusso di ossigeno
e sangue al cervello.
Lo rileva la perizia redatta dal professor Enrico Silingardi per conto della Procura modenese, i cui
risultati sono stati anticipati dal ‘Resto del Carlino’.
Nella consulenza di 48 pagine, il perito afferma inoltre che gli agenti atmosferici e il ritardo nell’avvio delle cure (immediate al Policlinico dopo che un addetto alle pulizie nella prima mattinata del Venerdì Santo aveva trovato il piccino nudo nel giardinetto) peggiorarono le sue condizioni fisiche, ma “non è dimostrabile, secondo un criterio di ragionevole probabilità”, che l’abbandono abbia “concausato o significativamente anticipato l’evento letale”.
Inoltre, secondo i dati meteo acquisiti all’Osservatorio geofisico, relativi alla prima mattina di quel 9 aprile, in quelle ore le
condizioni del tempo non erano proibitive e la prima misurazione della temperatura corporea effettuata al Policlinico mostrava valori accettabili. La gravidanza, infine, era da considerarsi al termine fisiologico o molto prossima a esso.
Dopo la consegna della relazione il Pm titolare dell’inchiesta, Fausto Casari, ha fatto recapitare le notifiche di chiusura dell’inchiesta in vista dell’udienza di rinvio a giudizio. Il magistrato dovrà decidere se imputare di infanticidio, omicidio colposo o un’ipotesi di reato più lieve, come l’abbandono di minore, la madre diciottenne di Jacopo, operaia, che disse di aver tenuto nascosta a tutti la gravidanza e di aver partorito senza l’aiuto di nessuno, e i genitori, che secondo la ragazza non avevano mai saputo nulla, mentre per il Pm questa eventualità era poco verosimile. La ragazza si presentò spontaneamente in Questura, alcuni giorni dopo il fatto, accompagnata da un avvocato, e confessò tutto. Il padre del piccino, disse, era un ragazzo con cui aveva avuto una breve relazione nell’estate dello scorso anno.
Nelle settimane del ricovero al Policlinico modenese, Jacopo rimase ventilato meccanicamente, con il supporto farmacologico
delle funzioni vitali, mentre si scatenò una vera e propria gara di solidarietà che coinvolse tutt’Italia, con richieste di adozione e tantissimi regali recapitati o portati nel reparto di Neonatologia dell’ospedale. Il commento più amaro fu, al
decesso di Jacopo che mise fine alle sue sofferenze, quello del procuratore aggiunto Manfredi Luongo: “Se fosse sopravvissuto –
disse – sarebbe stato per sempre un invalido”.