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Giornata mondiale contro l’Aids

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Sono 20 mila oggi in Italia le persone con l’Aids (40 milioni nel mondo). Circa 4000 ogni anno acquisiscono l’infezione da Hiv il che comporta un aumento del serbatoio di infezione, rappresentato da circa 120 mila persone sieropositive. Tra le persone con nuova diagnosi di infezione cresce l’età media, la trasmissione sessuale e la provenienza da paesi stranieri.


E’ questo il quadro fornito dal dott. Gianni Rezza, dell’istituto superiore della sanità, che interverrà a Genova al convegno organizzato in occasione della Giornata Mondiale di Lotta contro l’Aids con la partecipazione del ministro della salute Girolamo Sirchia.

”Il fenomeno Aids in Italia – sottolinea – è caratterizzato da luci ed ombre. Da un lato le nuove terapie rallentano la progressione dell’infezione verso l’Aids. Dall’altro, la bassa percezione del rischio, determina, tuttora un’incidenza relativamente sostenuta di nuove infezioni. Quindi, pur nella consapevolezza dei buoni risultati ottenuti siamo costretti a non abbassare la guardia”.

”In Italia come nel resto dei paesi industrializzati – sottolinea Rezza – l’incidenza di nuovi casi di Aids, ovverosia di persone con malattia conclamata, è diminuita a partire dal 1996. Quest’anno ci aspettiamo circa 2000 nuovi casi, a fronte degli oltre 5000 diagnosticati nel 1995, l’anno del picco epidemico. Questo declino è però da attribuire all’ introduzione di nuove combinazioni di farmaciantiretrovirali, in grado di rallentare la progressione dell’infezione verso l’Aids conclamato. L’aumento della sopravvivenza ha però determinato un incremento delle persone con Aids viventi”.

Un aspetto particolare del problema Aids, oggi, rileva l’esperto dell’istituto superiore della sanità, consiste nell’elevato numero di persone che arrivano tardi alla diagnosi di sieropositività. Oltre il 60% dei pazienti con Aids non ha fatto terapie antiretrovirali prima della diagnosi. Una persona su due scopre di essere sieropositiva al momento della diagnosi di Aids, ovvero quando si trova in uno stadio avanzato di malattia. Non si tratta di tossicodipendenti ma principalmente di contatti eterosessuali.

(Fonte: Ansa)