I nuovi casi di malattia in Emilia-Romagna dopo una diminuzione dell’incidenza tra il ’95 e il ’99 (quando il tasso per 100.000 abitanti passò da 14.5 a 4.3), da 5 anni registrano stabilità: 4.9 nel 2001, 3.9 nel 2002, 4.3 nel 2003.
L’ Hiv/Aids è ancora un problema e molti
sottovalutano il rischio di contrarre la malattia: il 44% degli
emiliano-romagnoli malati si scopre affetto da Aids senza essere
venuto prima a conoscenza della propria sieropositività.
E’ uno degli aspetti che emerge leggendo i dati relativi ai
casi notificati sul territorio regionale elaborati dal Servizio
sanità pubblica della Regione e quelli diffusi dal Coa, il
centro operativo Aids dell’Istituto superiore di Sanità durante
la conferenza stampa di presentazione del Congresso Nazionale
dell’Anlaids a Milano.
Secondo il Coa nel periodo luglio 2003-giugno 2004 in
Emilia-Romagna si sono avuti 161 casi (erano stati 169 nel
periodo luglio 2002-giugno 2003). A Bologna si sono avuti 22
casi (erano stati 33 tra il 1 luglio del 2002 e il 30 giugno del
2003); a Ferrara 12 casi (erano stati 14); a Forlì 13 casi
(23); a Modena 16 casi (18); a Parma 12 casi (14); a Piacenza 21
casi (12); a Ravenna 29 casi (22); a Reggio Emilia 18 casi (13);
a Rimini si sono avuti 18 casi (20).
Sempre per il Coa, dal 1982 inizio dell’epidemia fino al 30
giugno 2004 i casi di Aids nella forma conclamata in regione
sono stati 5207: i casi nella provincia di Bologna sono stati
1422; a Ferrara 428; a Forlì 497; a Modena 599; a Parma 367; a
Piacenza 295; a Ravenna 767; a Reggio Emilia 406; a Rimini 426.
Complessivamente in regione i casi notificati dalle strutture
sanitarie regionali nel periodo 1984-2003 sono 5.660 (5.129 i
residenti).
L’Emilia Romagna si colloca così al quarto posto in Italia
(dietro a Lombardia, 4.9, Lazio, 4.8, e Liguria, 4.7) nella
graduatoria dell’incidenza dei casi di Aids notificati tra
luglio 2003 e giugno 2004 con il 4,3 per centomila abitanti: nel
periodo luglio 2002-giugno 2003 il tasso di incidenza era stato
di 4,2.
Secondo la Regione Emilia-Romagna la forte riduzione dei
nuovi casi di Aids è difficilmente attribuibile a una riduzione
delle infezioni da Hiv, quanto piuttosto alle nuove terapie di
farmaci antiretrovirali che hanno allungato in modo
significativo il periodo di tempo che trascorre tra l’infezione
e la malattia.
L’ Hiv/Aids, invece, sempre per la Regione, continua a
rappresentare un rilevante problema. Continua ad essere
inadeguata la percezione del rischio: il 44% delle persone in
Emilia-Romagna si scopre malato senza essere venuto prima a
conoscenza della propria sieropositività. Continua inoltre ad
essere sottovalutato il fatto che l’Aids è un rischio per
tutti: le modalità di trasmissione del virus non vedono più al
primo posto il contagio per via parenterale (con iniezioni)
bensì il contagio attraverso rapporti eterosessuali (che hanno
riguardato il 51% delle donne il 36% degli uomini nel triennio
2001- 2003).
Le persone sieropositive sono stimate tra 6000 e 9000. Il
numero dei bambini con infezione da Hiv si è ridotto
progressivamente nel tempo e in modo significativo, grazie
all’adozione di protocolli di prevenzione e profilassi. Nella
regione nel 2003, su 31 madri con infezione da Hiv, un bambino
é nato sieropositivo (nel 2002 nessun neonato sieropositivo su
48, nel 2001 nessuno su 34).