Da oggi i farmaci per la stimolazione ovarica non saranno più completamente gratuiti per le donne che affrontano la fecondazione assistita: oltre un certo numero di unità di farmaci impiegate, la spesa diventa a carico della coppia.
Lo stabilisce la revisione delle note della Commissione Unica del Farmaco (CUF) pubblicata dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA). Lo ha reso noto oggi a Bologna Andrea Borini, presidente dei CECOS Italia e direttore sanitario del centro Tecnobios Procreazione, in occasione del convegno organizzato dal centro.
Nella nota 74 si legge che d’ora in poi (dal 19 novembre), le donne che avranno bisogno di più di 12.600 unità di gonadotropine, i farmaci impiegati per la stimolazione ovarica, dovranno pagare le unità che vanno oltre questa quantità. Lo stesso vale se per ogni ciclo vengono usate oltre 6.300 unità.
”Fino ad oggi – ha rilevato Borini – il Servizio Sanitario Nazionale rimborsava tutte le spese per la stimolazione ovarica. D’ora in poi i centri dovranno informare le pazienti che dopo un certo numero di fiale (168), la spesa è a carico della coppia”. Questo vuol dire, ha proseguito, che per ogni ciclo in più rispetto a quelli pagati dal Servizio Sanitario Nazionale, ogni coppia dovrà aggiungere da 350 euro (per le gonadotropine urinarie) a oltre 1000 euro (per quelle ricombinanti). Cifra moltiplicata per i cicli che la CUF considera ‘di troppo”’.
Un provvedimento che, per Borini, ”penalizza le donne che hanno più difficoltà, che hanno bisogno di più fiale, ma anche di più cicli, per avere un numero di ovociti sufficiente (in media 10) a proseguire il percorso di procreazione medicalmente assistita”. Quante siano le donne destinate a pagare le unità ”extra” di farmaci per la stimolazione ovarica è possibile prevederlo sulla base dei dati raccolti e analizzati dal centro bolognese in uno studio teso a personalizzare queste cure, calibrandole sulle caratteristiche delle donne e presentato oggi a Bologna.
Ad esempio, si calcola che il 54% delle donne con meno di 39 anni e un indice di massa corporea tra 19 e 24 potrà avere una gravidanza con 5 cicli di stimolazione, ma se i cicli sono 8 la probabilità di successo sale all’80%. ”Questo significa – ha osservato Borini – che a quella donna il Servizio Sanitario Nazionale rimborserà, nel corso della vita, 5 cicli di stimolazione ovarica” e che ”per avere 8 probabilità su dieci di uscire da questa esperienza con un bimbo tra le braccia la coppia dovrà pagare 3 cicli in più, fino a 3.000 euro in più, che vanno ad aggiungersi agli altri costi”.
La situazione è peggiore per le donne che rispondono poco alle cure per la stimolazione e che quindi avranno bisogno di ricorrere a dosi maggiori di farmaci. ”A loro – ha proseguito Borini – il Sistema Sanitario Nazionale rimborserà solo 4 cicli, sempre nel corso della vita. Gli altri 4, che servono per raggiungere l’80% di probabilità di avere una gravidanza saranno a pagamento”. Secondo l’esperto, ”non è difficile prevedere che molte coppie rinunceranno. Non dimentichiamo – ha concluso – che la legge in vigore non permette di usare tutti gli ovociti ottenuti in quanto non è possibile fecondarne più di tre, aumentando così le probabilità di dover ripetere più cicli di stimolazione ovarica”.