In Italia una persona su cinque rischia di avere uno scompenso cardiaco, ma questa malattia è ancora sottovalutata in Italia, nonostante nel 2003 i ricoveri per scompenso siano stati più numerosi di quelli per infarto, come risulta dai dati del registro sullo scompenso acuto dell’Associazione nazionale medici cardiologi ospedalieri.
E’ quanto emerso a Roma, nella presentazione dei risultati dello studio Shape, la più vasta indagine condotta in Europa e in Italia per questa malattia. L’incontro è stato organizzato in occasione della Settimana europea per lo scompenso.
Solo due italiani su 100 conoscono lo scompenso cardiaco e ne sanno riconoscere i sintomi, ha detto il cardiologo Alessandro Boccanelli, dell’ospedale romano ‘San Giovanni’. Un italiano su tre crede che lo scompenso sia un acciacco della vecchiaia.
C’è invece poco da stare tranquilli, ha riferito Boccanelli, visto che un cittadino su cinque in Italia è a rischio di ammalarsi di scompenso, e che la mortalità per questa malattia è elevatissima. Infatti, il 40% delle persone colpite muore a un anno dal primo ricovero e la sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi è solo del 25% negli uomini, del 38% nelle donne, dato peggiore di quello rilevato per la sopravvivenza ai principali tumori. Il 72% degli italiani invece pensa che si viva meglio con lo scompenso che con un tumore.
Lo scompenso cardiaco è una malattia che si manifesta quando il muscolo del cuore è indebolito e non riesce a pompare con sufficiente forza il sangue, determinando una scarsa ossigenazione degli organi.
In Italia i malati sono circa l’1% della popolazione, ogni giorno vengono ricoverate oltre 500 persone, per un totale di oltre 180 mila nuovi casi ogni anno, ha rilevato Giuseppe Di Pasquale, presidente dell’ANMCO. Negli ultimi cinque anni i ricoveri sono aumentati del 40%, ha aggiunto Di Pasquale, e lo scompenso cardiaco è divenuto una patologia molto comune, con una incidenza superiore rispetto all’infarto e una diffusione maggiore dei più frequenti tumori. L’aumento di questa patologia, ha detto Boccanelli, si deve in primo luogo all’invecchiamento generale della popolazione, ma anche a un aumento dei pazienti che sopravvivono all’infarto e al miglioramento delle diagnosi.
I sintomi della malattia sono molto subdoli, ha aggiunto, si tratta per lo più di sensazione di affaticamento, respiro affannato e gonfiore a caviglie e gambe; questo rende anche più difficile la diagnosi perchè non solo i pazienti ma anche i medici stentano talvolta nel riconoscere in queste condizioni lo scompenso. I principali fattori di rischio per la malattia sono l’infarto, che è causa del 60 % dei nuovi casi della malattia ogni anno, e poi l’ipertensione arteriosa.
Al registro dell’ANMCO emerge inoltre che tre pazienti su dieci, tra i ricoverati presso i reparti di cardiologia, sono affetti da scompenso cardiaco e circa il 5% di questi muore durante il ricovero ospedaliero, mentre un altro 15% non sopravvive ai successivi sei mesi. Molto frequente è inoltre la necessità di ulteriori ricoveri dopo il primo.
La settimana europea dello scompenso cardiaco è una iniziativa i sensibilizzazione promossa dal gruppo di studio Shape e organizzata in Italia in collaborazione Heart care Foundation.
(Fonte: Ansa)