C’è un crollo verticale in Italia della valutazione che le famiglie danno circa la propria situazione economica e sulle risorse di cui possono disporre, al punto che nel 2003 la percentuale di persone che si sono dette poco o niente affatto soddisfatte delle loro condizioni di vita è salita al 44,2%, contro il 40,4% dell’anno precedente ed il 33,1% del 2001.
Per di più il peggioramento nel livello di benessere percepito dagli italiani interessa adesso sopratutto il Nord ed il Centro del Paese, mentre nel Mezzogiorno da questo punto di vista si riscontra una maggiore stabilità.
E’ in questi termini che l’Istat fotografa il ‘malessere’ economico delle famiglie italiane, nell’ambito di un capitolo (‘Famiglie e aspetti sociali vari’) contenuto nell’Annuario statistico, la tradizionale pubblicazione che fa il punto, in cifre, sull’andamento delle diverse componenti che contribuiscono a delineare l’immagine del Paese nel suo complesso.
L’istituto nazionale di statistica precisa innanzitutto che, con riferimento alle persone dai 14 anni di età in su, è appunto risultata ulteriormente peggiorata lo scorso anno la soddisfazione per la propria situazione economica. Più in dettaglio, il 39,4% dei residenti nel Settentrione nel 2003 si è detto poco o per niente soddisfatto, oltre sei punti in più rispetto allo scorso anno (33,2), mentre nel Centro Italia questo giudizio accomuna il 41,3% degli interessati (37,1% nel 2002). Per quanto riguarda il Sud, il livello di insoddisfatti è in ogni caso in aumento anche in questa ripartizione, anche se il peggioramento è inferiore a quello registrato nel resto del Paese: 52,3% con riferimento allo scorso anno e 51,4% nel 2002.
Detto degli individui, più particolareggiata è l’indagine dell’istituto riferita alle famiglie. In via generale, risulta in questo caso che i nuclei familiari che nel 2003 hanno ritenuto che la propria condizione economica sia peggiorata sono saliti al 47,5% nella media nazionale, contro il 40,4% del 2002 e addirittura contro il 20,3% appena del 2001. In calo risulta poi la quota delle famiglie le quali ritengono invece invariata la propria situazione (45,5% nel 2003 contro il 51,7% del 2002 e ben il 68,2% del 2001).
La percezione del peggioramento – sottolinea l’Annuario – ”si presenta, inoltre, diffusa su tutto il territorio”.
In netto regresso anche il giudizio espresso dai nuclei familiari sulla propria disponibilità di risorse economiche. Rispetto al 2002, risulta infatti che la quota di famiglie che ritiene ”scarse o insufficienti” le proprie risorse è passata dal 35,1 al 39,9%.
Contemporaneamente, si è fortemente ridotta anche la percentuale di coloro che giudicano, all’opposto, ”ottime e adeguate” le risorse su cui possono contare, passata dal 63,5% al 58,8%. L’Istat fa notare che ”a livello territoriale tutte e tre le ripartizioni registrano un aumento della percentuale delle famiglie che giudicano scarse o insufficienti le risorse economiche e una diminuzione delle altre quote”. La variazione di maggior rilievo è peraltro quella che riguarda le famiglie del Nord e del Centro, pur se permane tuttora un forte divario fra queste aree ed il Mezzogiorno, in cui si riscontra la più bassa percentuale di famiglie che affermano di avere risorse ”ottime o adeguate”, il 52,1%.
Nell’indagine l’Istat fa inoltre anche il punto sulla dinamica della spesa familiare, che sulla base dei dati riferiti al 2003 risulta essere pari in media a 2.313 euro al mese, 119 euro in più rispetto all’anno precedente (+5,4%, al lordo di un tasso d’inflazione corrispondente al 2,7%). L’Istat monitora infine la condizione di vita delle famiglie anche attraverso il possesso di alcuni beni durevoli. Da questo punto di vista, nel 2003 è cresciuta la percentuale di nuclei in possesso di un condizionatore, dal 13,1% del 2002 al 16,4%.
Discorso analogo per i personal computer, posseduti dal 37,7% delle famiglie italiane con riferimento allo scorso anno, contro il 33,9% di due anni fa. Quanto al telefono cellulare è il Centro Italia a vantare la performance più elevata di possesso, pari al 76,7%.