Per tenere in salute la prostata serve anche fare l’amore. Il più spesso possibile. Specie dopo i cinquant’anni. In barba a qualsiasi tesi sull’andropausa ”che non esiste”. A sottolinearlo è Vincenzo Mirone, urologo dell’università Federico II di Napoli, sulla base dei risultati di una ricerca dell’università di Bethesda, in Usa.
Lo studio, pubblicato ad aprile su Jama, evidenzia infatti come un’elevata frequenza eiaculatoria contribuisca ad abbassare i rischi di ammalarsi di cancro alla prostata.
Mirone è intervenuto alla presentazione della campagna di informazione sulle malattie della prostata a Roma.
I ricercatori hanno messo a confronto uomini che avevano sette rapporti sessuali al mese con altri che ne avevano circa 21. ”E hanno appurato – spiega l’esperto italiano – che gli uomini con una maggiore attività sessuale hanno una minore incidenza di cancro alla prostata. Risultati – spiega – che andranno ulteriormente confermati. Nel frattempo però possiamo dire con esattezza che l’attività sessuale riduce i rischi di questa forma di tumore”.
Dietro queste conclusioni, anche la spiegazione scientifica. ”Il ristagno nella prostata di alcune sostanze del liquido seminale – dice l’urologo – potrebbe avere un effetto tossico sulla ghiandola stessa. Né più né meno – aggiunge – di quanto avviene con l’urina che rimane nella vescica”.