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Badanti straniere: accordo Regione sindacati

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Favorire l’incontro tra domanda e offerta, rafforzando l’impegno a combattere il lavoro irregolare e a qualificare le attivita’ di cura, verso anziani e disabili, garantite ormai nella quasi totalita’ da assistenti familiari straniere (le ‘badanti’).

In questa direzione si colloca l’
Accordo siglato da Regione Emilia-Romagna – gli assessori alla Scuola e Formazione Professionale, Mariangela Bastico, e alle Politiche Sociali, Gianluca Borghi – insieme a Cgil, Cisl, Uil, con l’obiettivo di integrare, a distanza di un anno, e condividere i contenuti del ”Progetto integrato per sostenere l’emersione e la qualificazione del lavoro di assistenza ad anziani e disabili svolto da assistenti familiari”.


A fronte di 27.662 domande di regolarizzazione per lavoro domestico presentate alle Prefetture nell’autunno del 2002, in Emilia-Romagna sono stati stipulati 22.712 contratti di soggiorno (l’82% del totale delle domande), a cui vanno ad aggiungersi una parte dei permessi di soggiorno semestrali per ricerca occupazione. Tutto cio’ ha prodotto un’evoluzione del mercato del lavoro e delle relazioni tra famiglie e badanti che, tuttavia, mette in evidenza il profondo divario tra chi ora e’ in grado di esercitare finalmente i propri diritti e una consistente sacca di clandestinita’, ancora relegata alle prestazioni irregolari. Comuni e Province hanno gia’ promosso iniziative per migliorare la comunicazione, l’informazione e la trasparenza delle relazioni, mentre buona parte dei Centri per l’impiego inizia a prendere in carico anche quest’ampia porzione del mercato del lavoro. Tuttavia, la situazione attuale richiede un rafforzamento dell’impegno, perche’ la scelta di avvalersi del lavoro delle assistenti familiari, da parte di tante famiglie, possa esprimersi in un contesto di piena legalita’.


In quest’ottica la Regione, che con la recente legge regionale (n.5 del marzo 2004) ha voluto rafforzare l’accoglienza e l’integrazione sociale dei cittadini stranieri, si e’ impegnata a realizzare interventi in piu’ settori, per potenziare un percorso gia’ avviato. ”Ci preme migliorare la qualita’ dell’assistenza offerta da queste persone, ma anche la qualita’ della loro vita – ha ricordato Borghi – affinche’ siano sempre piu’ a loro agio, e meno ‘straniere’, nelle nostre case”. Iniziative di formazione (lingua italiana, orientamento nel contesto sociale) sono gia’ state avviate da circa 40 Comuni e in numerosi ambiti distrettuali in base allo stanziamento previsto dal programma straordinario di iniziativa regionale a partire dal 2002 (oltre 700.000 euro). A sua volta la Regione, per migliorare l’informazione di base delle donne lavoratrici immigrate, ha prodotto opuscoli – tradotti in otto lingue – contenenti le nozioni essenziali sui problemi relativi all’ assistenza.


Sempre a livello di informazione, un ruolo importante dovra’ essere svolto dagli ”Sportelli sociali”, previsti dalla legge regionale 2 del 2003 e in fase di sperimentazione, che daranno indicazioni in merito alla formazione, alle prestazioni possibili, alle forme di sostegno economico. Obiettivo principale dell’Accordo rimane quello di fornire alle badanti e alle famiglie l’indicazione di una sede pubblica destinata a favorire l’incontro fra domanda e offerta di lavoro, per contribuire a realizzare un mercato del lavoro trasparente e qualificato. Per quanto riguarda il sostegno alle famiglie c’e’ l’impegno della Regione, in attesa dell’elaborazione della nuova direttiva sull’assegno di cura, ad integrare, oltre alle risorse aggiuntive gia’ stanziate, l’attuale normativa prevedendo – nel caso in cui l’assistenza venga svolta anche da assistenti familiari – regole che ne vincolino l’erogazione nel rispetto di specifici impegni, da parte della famiglia e dell’assistente stessa: possesso di regolare permesso di soggiorno, sottoscrizione di contratto in piena regola, partecipazione ad attivita’ formative.

In merito all’offerta di lavoro, la Regione Emilia-Romagna e le organizzazioni sindacali regionali hanno sottolineato con preoccupazione come il mancato accoglimento delle proposte presentate dalla Regione stessa al Governo (novembre 2002 e 2003) di istituire una corsia preferenziale per 2000 assistenti familiari per ogni anno porti, in assenza di canali legali, al riformarsi di una presenza non regolare. Motivo per cui Regione e organizzazioni sindacali regionali auspicano una modifica dell’attuale normativa per reitrodurre la figura dello ‘sponsor’ per l’assistenza familiare e della legislazione fiscale per consentire la detraibilita’ delle spese sostenute in quest’ ambito dalle famiglie.