Per il terzo anno consecutivo, oggi, l’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo) celebra in tutto il mondo la ‘Giornata mondiale contro il lavoro minorile‘.
Secondo il rapporto annuale dell’Ilo sul lavoro minorile, interamente dedicato quest’anno ai ‘piccoli schiavi domestici’, un fenomeno “molto diffuso ed in aumento”, ma difficile da misurare perchè nascosto e quindi invisibile, 10 milioni di bambini lavorino come domestici nelle case altrui. Tra le bambine sotto i 16 anni, si tratta della forma di lavoro più diffusa, ha spiegato June Kane, l’autrice del rapporto.
Per l’Ilo, il lavoro domestico – che può apparire più rassicurante poichè si effettua in una casa, presso una famiglia – nella realtà assume spesso le sembianze di “una forma nascosta di sfruttamento che implica abusi e rischi per la salute”. I piccoli schiavi domestici sono vittime di molte privazioni: non giocano, quasi sempre non vanno a scuola, lavorano enormemente, a volte perdono anche i loro nome – sono semplicemente chiamati “serva” o ragazza. In cambio, ricevono ben poco: un pavimento per dormire ed un pò di cibo, ha detto Kane. Le paghe sono infatti irrisorie. Inoltre, per l’Ilo, il ‘padrone’ esercita un controllo totale sulla vita del bambino: “E’ una situazione di alto rischio per il minore. Violenze ed abusi (di varia natura) possono essere commessi dietro alle porte chiuse, all’insaputa del mondo esterno”.
Nel mondo, secondo le stime dell’Ilo, lavorano oltre 200 milioni di bambini e ragazzi in vari settori, ma non esistono statistiche precise sui ‘piccoli servi’ impiegati nelle case. Molti sono giovanissimi. Il 70 per cento dei bambini impiegati “in altre case” in Marocco non ha compiuto i 12 anni. Tra le cause del fenomeno, l’Ilo cita la povertà, lo stato inferiore delle bambine in molti Paesi, l’ignoranza, l’aumento del numero di orfani dell’Aids e la persistenza di gerarchie tradizionali. Anche fattori come la percezione del lavoro domestico come una buona preparazione al matrimonio per le bambine, l’ascendente del ‘padrone’ sui genitori o l’indebitamento della famiglia possono accentuare il fenomeno.