Campione, come sempre.
Ma in terra di Spagna è stato più Hidalgo che Cannibale. Più
Cavaliere di sangue (sportivamente) reale che non concorrente
assetato di vittoria. Così Michael Schumacher si è presentato
nelle qualifiche del gran premio di Spagna 2004: per l’ennesima
volta un campione assoluto, più forte non solo degli avversari,
ma anche del vento che pure ha disturbato le qualifiche di
molti, più forte degli imprevisti, più forte delle pressioni
esterne, sempre così estreme nell’estremo mondo della Formula 1. Ancora una volta il più bravo, nel giorno del suo
duecentesimo gran premio.
Dopo una mattinata non facile alla ricerca della messa a
punto ideale, dopo una sessione di prequalifiche sottotono (9/o
tempo), dopo aver visto nelle prove gli straordinari tempi delle
Bar-Honda, nel momento della verità Schumacher ha tirato fuori
dal cilindro per l’ennesima volta la sua verità: giro perfetto
in 1’15″022, avversari a oltre 6 decimi, pole position numero
59. Il tutto davanti a 98 mila persone, come un olé rosso di
purissimo sangue spagnolo, in attesa della corrida di domani.
“Effettivamente è stato un buon giro” ha minimizzato lui,
alla sua 4/a pole dell’ anno su cinque gare. Ed è andato a
festeggiare con la squadra un’ improvvisato compleanno per il
suo 200/mo gp: tutti nel box davanti a una torta di quasi due
metri quadrati, farcita con questa grande scritta in fragole e
panna montata: “Michael 200 gp, grazie e complimenti”.
“Però preferirei festeggiare la vittoria di domani”.
Sarebbe la 75/ma. L’ennesimo record, ma più che mai alla sua
portata se non fosse che c’é un ostacolo in più rispetto alle
precedenti quattro gare di quest’anno: Juan Pablo Montoya, per
la prima volta in 1/a fila in questo 2004. Dopo le polemiche di
Imola ci si attende alla partenza una prima curva ad altissima
tensione: “Vedremo – ha detto Schumacher – Tra me e Juan Pablo
ci sono state spesso battaglie perché entrambi andiamo al
limite. Ma generalmente evitiamo di uscire, solo in un paio di
occasioni abbiamo avuto problemi, forse perché abbiamo limiti
diversi. Credo che quella di domani sarà una lotta
interessante”.
In verità Schumi si aspettava una Bar-Honda in prima fila,
“e quando Button ha sbagliato ho tirato un sospiro di
sollievo”. Ci sarà invece Montoya. “La cosa importante,
comunque, era partire in testa, perché qui i sorpassi sono
molto difficili”. E’ anche alla luce di questa considerazione
che la 59/ma sua pole può essere legittimamente considerata un
capolavoro: Barcellona non sarà Imola, o Montecarlo, però
partire in testa significa essere ben oltre la metà dell’opera.
“Per la gara sono ottimista, perché la nostra velocità in
gara è più che soddisfacente. Per noi la vera verifica era la
prestazione in qualifica”. E qui ancora una volta ci ha pensato
lui e non commettere la benché minima sbavatura. Se si tiene
conto del fatto che con la stessa Ferrari Barrichello è
arrivato a oltre un secondo (1’16″272) e che col 5/o tempo
partirà dalla terza fila, si capisce per quale motivo la
prestazione di Schumi sia degna di un Grande di Spagna.
Sul circuito di Catalogna – gli hanno fatto notare i
giornalisti spagnoli – c’é una tradizione statistica: dal 1992
chi ha fatto la pole qui ha poi vinto il Mondiale. Ti basta per
cominciare a diventare superstizioso?’ “Perché no? – ha
risposto – Speriamo che questa tradizione continui”. Lui
peraltro a Barcellona a partire dal 2001 tutte le volte che ha
fatto la pole ha poi vinto anche la gara. Conta ovviamente di
ripetersi. Ma l’incognita è legata all’avversario al suo
fianco. Juan Pablo Montoya si vendicherà di quello che ritiene
essere stato lo sgarro di Imola? Cosa si aspetta succederà,
Michael Schumacher, alla prima curva del gp di Spagna? “Niente
di speciale – ha risposto lui, serafico -. Juan Pablo ed io
saremo sicuramente vicini. Lui cercherà di giocare le sue
carte, io le mie. Poi vedremo”. Juan Pablo sarà nei panni del
toro, Schumi del matador. Non si sa chi vincerà, ma un dato è
certo: a quella curva sarà corrida.