Michele D’Ambrosio, uno dei
due pregiudicati a bordo della Porsche – in fuga dopo una rapina
nel lodigiano con 2 chili di cocaina – che lo scorso martedì
sera ha travolto e ucciso l’agente della Polstrada Stefano
Biondi nei pressi del casello reggiano dell’Autosole, ha negato
agli inquirenti di essere alla guida dell’auto al momento del
mortale investimento.
Lo ha riferito il suo difensore, Antonio
Cappuccio, al termine dell’interrogatorio che si è svolto per
cinque ore nel pomeriggio di ieri all’ospedale S. Maria Nuova, dove
D’Ambrosio è ricoverato, piantonato e ancora intubato dopo
l’operazione all’addome alla quale era stato sottoposto
d’urgenza per estrarre il proiettile che lo aveva ferito.
Secondo il legale, D’Ambrosio non aveva una volontà omicida
e non era sotto l’effetto della cocaina, come ha invece
sostenuto per entrambi – in uno dei precedenti interrogatori –
il suo complice, Fabio Montagnino, che anche oggi doveva essere
ascoltato dal pm. In pratica quest’ultimo si è avvalso della
facoltà di non rispondere: “Non sono in grado psicologicamente
di spiegare ancora quello che è successo. Non ci sono con la
testa – ha detto al magistrato – Tanto quel ragazzo è già
morto”. Montagnino aveva spiegato che lui e D’Ambrosio dovevano
sottrarre i bagagli (quelli poi trovati sulla Porsche con dentro
la cocaina) a una persona ma non sapeva cosa c’ era all’interno.
L’indicazione di compiere il furto l’aveva data a D’Ambrosio un
conoscente, un bolognese di nome Maurizio.
Intanto i difensori di Montagnino, Maria Grazia Tufariello e
Stefano Vezzadini, hanno chiesto, e ottenuto, l’autorizzazione
della Procura per ispezionare la Porsche investitrice e l’auto
della polizia, come atto di ‘indagini’ difensive. La Procura ha
stabilito per mercoledì il conferimento di un ulteriore
incarico di consulenza tecnica per il rilievo delle impronte
all’interno della Porsche. La potente vettura sportiva era stata
prestata da un amico di Montagnino, al quale l’imputato –
secondo gli atti – aveva detto che ‘voleva fare colpo sulle
donne’.
Secondo il difensore di D’Ambrosio, la collaborazione del suo
assistito con gli inquirenti (l’interrogatorio è stato condotto
dal Procuratore Italo Materia e dal sostituto Isabella Chiesi)
é stata piena. “Ritengo che alcuni riscontri alle sue
affermazioni – ha detto Cappuccio – siano stati trovati
nell’immediatezza. Penso che ulteriori conferme verranno dagli
altri accertamenti che saranno eseguiti nei prossimi giorni.
Spero che finisca lo sciacallaggio nel confronto del mio
assistito, un mostro sbattuto in prima pagina senza fondamento.
Tra l’altro lo stesso Gip ha scritto che la versione fornita da
Montagnino si incrina sotto il profilo dell’attendibilità
intrinseca”.
Intanto il sindacato di polizia Consap ha comunicato i nuovi
dati delle coordinate bancarie per eventuali donazioni in
memoria dell’agente ucciso, che su indicazione della famiglia
saranno destinate a Telethon (Stefano Biondi aveva contribuito a
realizzare iniziative in Romagna) e al Centro per lo studio dei
tumori Ior di Forlì: Abi 01005, Cab 12901, c/c 7100 della Banca
Bnl-Agenzia di Modena, in via Giardini.