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Calcio: Amadei, miei colleghi cattivi imprenditori

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Il suo Modena ospita domani la Roma,
che al Braglia cercherà di conquistare i tre punti per tenere
vivo il sogno tricolore. Ma il presidente del club emiliano,
Romano Amadei, più che alla sfida contro la squadra di cui è
stato tifoso (“perché ci giocava il mio omonimo, Amedeo
Amadei”, spiega) pensa ai problemi del mondo del calcio, e la
vigilia della sfida contro la formazione di Capello diventa
l’occasione per lasciarsi andare a un lungo sfogo contro il
sistema, fatto ai microfoni dell’emittente romana Radio Radio.

“Affrontare la Roma in questo momento per noi rappresenta un
problema – dice Amadei – ma a questo punto del campionato tutte
le partire conterranno per noi una chance di salvezza o il
rischio di precipitare in serie B. Quindi combatteremo sempre
per portare a casa il risultato, ma con la Roma sarà molto
difficile. Però un punto come minimo dobbiamo farlo, e ci
metteremo l’anima per conseguirlo”.
Esaurito l’argomento partita, Amadei dice di non voler essere
considerato un personaggio pubblico, “e non intendo
diventarlo”. “Nel mondo del calcio – continua – mi trovo in
forte difficoltà e non sgomito per apparire. Per ciò che
riguarda la società, sono un presidente umano, di tipo
familiare, che parla con le persone e certamente non urla”.
Dei suoi colleghi presidenti non sembra avere una buona
opinione. “Non so se i presidenti del calcio siano dei grandi
imprenditori – dice Amadei – questa impressione non l’ho avuta e
devo dirlo anche se magari mi farò dei nemici esprimendo questi
giudizi: non mi sembra che i presidenti che sono alla testa
anche di grandi società siano dei buoni imprenditori. E’ vero
comunque che nel calcio la pressione dei media e dei tifosi ha
fatto compiere delle operazioni assurde”.
“Io sono veramente fuori da questo coro – continua il
presidente del Modena – che è sguaiato e nel quale non mi
ritrovo. Neanche vi entro, perché non credo che sia possibile
modificarne le tonalità”. Tutto ciò vuol dire che, secondo
Amadei, non c’é speranza o quasi che le cose cambino.
“Cambiare il calcio? – dice – Forse se intervenisse una crisi
profondissima, come succede quando capitano delle rivoluzioni e
ci sono dei morti…Se c’é un lavaggio totale, un cambiamento
dei personaggi forse il calcio può cambiare. Se invece si
continua sempre con gli stessi personaggi è impossibile che le
cose cambino”.
Inevitabili anche alcune considerazioni del presidente del
club emiliano sul problema delle pay tv e dei diritti
televisivi, per tirare fuori anche il discorso su Gioco Calcio.
“Se manca la concorrenza – dice – la nostra forza contrattuale
diventa scarsa. Oltretutto non siamo assistiti. Solo le grandi,
e non ne sono nemmeno tanto sicuro, riescono a fare dei buoni
affari, mentre noi siamo niente, non veniamo considerati validi
interlocutori. Mi auguro che la lega, Galliani se rimarrà o chi
verrà al suo posto, ci riporti alla collettivizzazione dei
diritti. Sia lui a trattare e porti un nuovo equilibrio”.
“Comunque le condizioni economiche del Modena – conclude il
presidente – soffrono della situazione che si è creata per
Gioco Calcio, che non ci ha pagato due milioni di euro, che per
noi sono molto importanti. Ora dobbiamo vedere come cercare di
recuperarli perché abbiamo ottenuto delle garanzie fideiussorie
che però adesso ci contestano. Siamo in difficoltà, e società
importanti che ci dovrebbero dare dei soldi per i diritti tv non
ce li hanno ancora dati”.
La riflessione conclusiva è sul problema degli arbitri, di
cui tanto si è discusso negli ultimi giorni. “Agli arbitri
siamo abituati – dice Amadei -: quando sento le lamentele di
altri presidenti sugli arbitraggi, che sono quasi sempre a
favore delle società più grandi, io non mi meraviglio. Subiamo
tutti lo stesso risultato, e dal momento che facciamo un
campionato diverso da quello delle grandi non mi sento
particolarmente penalizzato”.