L’aumento del prezzo di farmaci in fascia C (quelli a carico del cittadino) ”è un fenomeno limitato che riguarda pochi casi su 5.613 confezioni”
complessivamente presenti in questo gruppo.
Lo afferma l’associazione delle aziende farmaceutiche (Farmindustria) secondo la quale questi dati ”non possono portare a frettolose generalizzazioni sull’evoluzione dei prezzi
dei farmaci in Italia”.
”L’incontro di domani con il Ministro della Salute, Girolamo Sirchia, chiesto da Farmindustria, sarà finalizzato a trovare soluzioni che evitino il ripetersi di taluni incrementi anomali nei prezzi dei farmaci di fascia C. ”I farmaci di fascia C, che rappresentano il 30% del mercato – ricorda Farmindustria – nel 2003 hanno avuto un aumento medio di prezzo del 3,5%, mentre per oltre 3.200 confezioni, non si è registrato alcun incremento di prezzo che in diversi casi èaddirittura diminuito”. Inoltre, i livelli dei prezzi dei farmaci di fascia A (a totale carico del Servizio sanitario nazionale), che riguardano il 70% del mercato in Italia e che
coprono le patologie più importanti – rileva l’associazione – ”sono più bassi, secondo uno studio IMS-CIPE, del 15% rispetto alla media europea”.
Secondo Farmindustria ”i livelli dei prezzi dei farmaci (A e C) restano in Italia molto più bassi rispetto a quelli degli altri paesi più industrializzati, tranne la Francia dove però il mercato è più del doppio di quello italiano e l’Iva sui prezzi al pubblico è del 2,1% contro il 10% dell’Italià.
Per quanto riguarda l’andamento dei prezzi dei farmaci di fascia A e C negli anni 2002-2003 si è registrata una riduzione rispettivamente dell’1,4% e del 3,8%, mentre l’inflazione è aumentata del +2,5% e del +2,6%. Inoltre, a gennaio 2004,
rispetto a gennaio 2003, i prezzi dei farmaci (A e C) sono diminuiti del 2,8%, contro un’inflazione del +2,2%.