Si rinnova domani, giovedì 8 aprile, la tradizionale giornata del “Giovedì Santo”, un appuntamento che Sassuolo vive da sempre come uno dei momenti aggregativi più sentiti dalla cittadinanza. Un vero e proprio mix tra fede e commercio che rende la giornata unica nel suo genere, ormai una delle pochissime giornate tradizionali rimaste.
Per tutta la giornata, in p.zza Martiri Partigiani, si terrà un mercato ambulante un pò particolare dove giocattoli e dolciumi la faranno da padrone. I negozi del centro, nonostante sia giovedì, avranno la possibilità di derogare al turno di chiusura settimanale tenendo aperti i battenti anche il pomeriggio.
In via Rocca, invece, si potranno trovare le “roccheggianti” con i tradizionali “Tiramolla”, un dolce di zucchero tagliato a pezzetti e venduto in piccoli sacchetti. Una tradizione che ha nei residenti del centro storico i più accaniti conservatori.
Fin dalla mattina, infatti, inizia il tradizionale pellegrinaggio dei sassolesi credenti nelle chiese di Sassuolo, culminante alla chiesa di San Francesco in Rocca con il bacio al crocifisso, per poi proseguire con la processione serale per le vie del centro storico.
La sera, con inizio alle 20.45, la processione del “Sacro Tronco”, il percorso vedrà come al solito interessate le vie Rocca, piazza Martiri partigiani, viale San Giorgio, via Cripi, via Mrnotti, piazzale Teggia, via Farosi, via Mazzini, viale 20 settembre, via Pretorio, via Clelia, piazza Martiri partigiani, piazzale Roverella, via Racchetta e ritorno in piazzale Della Rosa (quello del palazzo ducale e della chiesa).
Un pò di storia del Sacro tronco.
Fu Clelia Farnese, dopo aver sposato Marco Pio, signore di Sassuolo, a portare con sé gli statuti e le tradizioni dell’Arciconfraternita del Santissimo Crocefisso di San Marcello in Roma, e a voler replicare le procedure da essa attuate tramite la Confraternita sassolese, compresa la processione. Il crocefisso è stato rinvenuto in Turchia da Marco Pio di Savoia e portato a Sassuolo nel 1500. Verso la metà del ‘500 viene demolita la vecchia cappella attigua al castello, ancora non si può parlare di “palazzo Ducale”, ed iniziano i lavori di costruzione della chiesa di San Francesco, che custodisce da allora il Santo Tronco.
Si deve a Francesco I d’Este l’attuale decorazione, elogio dinastico della famiglia estense. I riferimenti alle virtù ed alle vicissitudini degli estensi sono molteplici, basti ricordare che Alfonso II, padre di Francesco, divenne frate dopo la morte dell’amatissima moglie, abbandonando ricchezze e poteri della vita terrena, proprio come San Francesco.