Con la sua giacca
sformata, i pantaloni un pò sgualciti, le dita macchiate di
nicotina che stropicciano un filtro di sigaretta, tutto sembra
meno che il signore delle chicane. Invece Hermann Tilke è l’architetto austriaco papà di tutti i nuovi circuiti di formula
1: suo il progetto di Sepang in Malesia, suo quello di Sakhir
qui in Bahrain, suo anche quello che la formula uno scoprirà a
settembre a Shangai.
Ogni volta, uno stupore: strutture
modernissime, incredibili nella loro perfezione funzionale ed
estetica. Già perché c’é un tocco che rispetta l’estetica dei
luoghi: ecco allora i lineamenti a pagoda in Malesia ed i
richiami alle tende beduine in Bahrain.
Hermann Tilke passeggia per il paddock nel giorno in cui la
sua creatura riceve il battesimo da Michael Schumacher e
compagnia itinerante. Promossa a pieni voti. E Tilke spiega che
per compiere il miracolo di realizzarla in appena 16 mesi, sono
stati impiegati 3.500 tra operai specializzati e maestranze. Ma
il progetto risaliva a molto prima: “In realtà sono stato
invitato ad ispezionare la location quattro anni fa. Qui era
pieno deserto. Quando siamo arrivati c’erano anche i cammelli”.
Quando ha pensato al tracciato della pista ha chiesto la
consulenza di Michael Schumacher e altri piloti: “Ho parlato
anche con David Coulthard e Alex Wurz (austriaco come lui, ndr)
e sicuramente altri. Ma non mi ricordo esattamente, sapete sono
passati quattro anni…”.
E lui di lavoro ne ha a valanghe. Il suo ‘studio’ è ad
Aquisgrana, in Germania: il sito internet rivela che sta
studiando un circuito ad Arzachena, che sta lavorando al
rifecimento di Brands Hatch, Silverstone, Zolder. Che sta
rifacendo Estoril e via elencando. E’ il progettista di fiducia
di Bernie Ecclestone. “Che ho conosciuto quando si trattava di
rifare Zeltweg” dice. E quello che è diventato A-1 Ring è
stata la sua prima ‘creatura’.
Per il circuito del Bahrain hanno lavorato 25 ingegneri del
suo gruppo. Ma non c’era solo questa commessa (un affare da
oltre 150 milioni di dollari) in cantiere. C’era da realizzare
anche il circuito cinese, che è sorto a Anting Town, nei
dintorni della megalopoli Shangai. Qui si è finito appena in
tempo, lì i lavori sono più avanti: in un paio di mesi sarà
tutto finito. Qui in Bahrain ci sono stati problemi aggiuntivi.
A febbraio stavano per chiedere di rinviare. “D’altra parte –
spiega – abbiamo usato materiali provenienti da 50 paesi
diversi: dalla Malesia come da Singapore, dalla Francia come
dall’Italia e dall’Inghilterra. Ad un certo punto una nave non
sapevamo più dove fosse finita. Un’altra volta c’era stata una
tempesta e la nave era stata dirottata… Ma abbiamo fatto in
tempo”. E attorno rombano le monoposto.