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A Bologna un convegno nazionale sui beni comuni e le cooperative di comunità


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C’è quella nata nel 1991 per evitare che lo spopolamento cancellasse per sempre quello che era stato un centro montano con oltre mille abitanti, quella creata per dare risposta ai bisogni di servizi e di coesione sociale di aree urbane densamente popolate, l’altra che si è costituita per restituire alla cittadinanza un bene comune, un cinema.

Vanno tutte sotto il nome di cooperative di comunità, ma queste esperienze che dopo la fase pionieristica si stanno diffondendo in tutta Italia nascono da esigenze e in contesti a volte molto diversi tra loro.

Esperienze che sono state approfondite oggi a Bologna nel corso di un convegno promosso da Legacoop Nazionale e Emilia-Romagna con la Fondazione FICO.che ha ospitato l’iniziativa nella sua sede presso il Parco agroalimentare Eataly World.
Un giro d’orizzonte che, oltre a disegnare il contesto nel quale si collocano le cooperative di comunità, ha permesso di conoscere la grande varietà di esperienze e la vitalità di un modello di economia e di socialità.

Se i Briganti di Cerreto e i Cavalieri di Succiso, che lo scorso anno hanno conquistato la piazza d’onore al premio internazionale “Unwto/Award for Excellence and Innovation in Tourism”, sono nate per contrastare, e con successo, l’abbandono di aree dell’Appennino Reggiano, pochi mesi fa, a dicembre, si è costituita a Roma CooperACTiva, una cooperativa di comunità che abbraccia i quartieri Centocelle, Alessandrino e Valle Spaccata e si avvale della collaborazione di Enea, della LUISS, di Legacoop.

“Ci proponiamo– spiegano i promotori – di contribuire alla lotta contro le fratture e le divisioni che caratterizzano le periferie delle grandi città, meno dotate da un punto di vista digitale, nelle infrastrutture, più povere e con minori servizi sociali. Lo faremo attraverso un business plan sociale che creerà lavoro per gli abitanti del quartiere con attività connesse al turismo integrato sostenibile, alla cultura e creatività, all’economia circolare, ai servizi collaborativi e digitali di quartiere”.

Scommessa diversa quella del gruppo di ragazzi che nel 2014 ha restituito a Perugia un cinema d’essai, il Modernissimo, ribattezzandolo Postmodernissimo. Tre sale, la cui programmazione è decisa dall’Assemblea degli spettatori, considerato un bene comune da tanti cittadini che in centinaia hanno acquistato le azioni della cooperativa.

A Chianche, piccolo borgo in provincia di Avellino, la cooperativa Tralci di Vite è nata da una intuizione della Caritas di Benevento in seguito all’apertura di uno Sprar e, oltre a dare opportunità di lavoro ai giovani della zona, integra i richiedenti asilo, donne che fuggono dalla tratta di esseri umani, persone con disagio psichico che qui trovano opportunità di avviare un progetto di autonomia personale e utilizza terreni abbandonati che vengono trasformati in orti per disegnare percorsi di uscita dalla povertà. Fa parte del Consorzio di Cooperative Sociali Sale della Terra.

Sette cooperative sono nate nelle aree del sisma del Centro Italia del 2016, grazie alle donazioni dei cooperatori e delle cooperative in un fondo creato da Legacoop che ha destinato parte delle risorse a questi progetti, puntando sulla rigenerazione fisica, sulla ricostruzione delle reti relazionali e sulla rigenerazione del tessuto economico a partire dalla valorizzazione delle eccellenze del territorio.

Molte altre sono le esperienze significative, come quella di Melpignano, del Teatro Povero di Monticchiello o quella dei ragazzi che hanno creato a Mendatico, nell’entroterra ligure, la cooperativa Brigi che gestisce un parco, un rifugio escursionistico e svolge attività di cura nei confronti del territorio e dell’ambiente.

“Il 2019 sarà l’anno dell’affermazione di questo modo di fare impresa – assicura il responsabile della cooperazione di comunità di Legacoop Paolo Scaramuccia –. Si sperimenteranno nuove forme di cooperazione in ambito urbano e metropolitano e si approfondirà il tema dell’ultimo miglio della fibra ottica di proprietà delle comunità. Inoltre, intendiamo creare una rete tra le cooperative di comunità che le rafforzi, le promuova e metta in circolo i servizi e i prodotti che offrono a quelle persone che guardano al turismo come a una forma di responsabilizzazione e a una possibilità per assaporare profondamente i valori di una comunità diventandone parte, condividendo le esperienze”.

“È in cantiere – annunciano il presidente di Legacoop Emilia-Romagna Giovanni Monti e la responsabile regionale delle cooperative di comunità, Roberta Trovarelli – un progetto nazionale di promozione e sviluppo di nuove realtà che intende coinvolgere sempre di più le giovani generazioni, la loro energia e la loro predisposizione all’innovazione, nel modo di reinterpretare i territori e la coesione sociale. Va anche ricordato che quello della cooperazione di comunità è un progetto che vede coinvolta, oltre ai cittadini e agli enti pubblici, l’insieme dell’Alleanza delle cooperative. È, in ultima analisi, un grande movimento che vuole agire nell’ottica della rigenerazione territoriale”.