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“Il fu Mattia Pascal” al Teatro Duse di Bologna


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‘Il fu Mattia Pascal’ di Luigi Pirandello, con Daniele Pecci per la regia di Guglielmo Ferro, sarà in scena al Teatro Duse di Bologna dall’11 al 13 gennaio 2019 (venerdì e sabato ore 21, domenica ore 16). Con questo capolavoro assoluto della letteratura italiana, allestito da Arca Azzurra Teatro in coproduzione con La Contrada – Teatro Stabile di Trieste e Abc Produzioni, Pecci torna al Duse dopo il successo di ‘Amleto’, andato in scena la scorsa stagione.

Al centro della storia, ricorda il regista Guglielmo Ferro ci sono “la morte dell’identità delle maschere nude, la rinascita attraverso qualcosa di nuovo: l’umorismo, e la decomposizione della morte nella vita”. “La semplicità che serve la complessità è la scelta estetica e registica della messinscena del romanzo di Pirandello, così come per i tanti testi pirandelliani già realizzati – spiega ancora Ferro nelle sue note – è la stessa lingua che lo impone. È la complessità filosofica che lo esige. È il profondo sentire che ritrovo in Pirandello ad avermi sempre consentito di esprimere le geometrie e i ritmi serrati che sono alla base del mio concetto di regia.  L’adozione di una recitazione lineare, l’essenzialità del messaggio drammaturgico in questo ‘Il Fu Mattia Pascal’ servono a ripartire i tre personaggi, Mattia Pascal, Adriano Meis, ed il redivivo Mattia Pascal, i tre punti di vista delle diverse vicende”.

“È uno stare  in equilibrio di Mattia sulla scena mentre i portali del baratro sono sempre in azione; si aprono e si chiudono su ricordi, incubi, amori, malumori, famiglie, donne, città.  Un’acrobazia della coscienza sull’incoscienza, della morte sulla vita – conclude Ferro – ed è in questi azzardi di Mattia che cadono gli altri personaggi: tutti traditi e traditori, vittime e carnefici impastati. E allora Mattia è un codardo o un eroe negativo? È Mattia Pascal e si tiene in bilico… con il rischio di cadere sempre giù”.

La trama del romanzo del Premio Nobel è nota: Mattia Pascal vive a Miragno, immaginario paese della Liguria. Il padre, intraprendente mercante, ha lasciato alla famiglia una discreta eredità, che presto va in fumo a causa della disonestà dell’amministratore, Batta Malagna. Per vendicarsi, Mattia compromette la nipote Romilda, che però poi è costretto a sposare, ritrovandosi a convivere con la suocera che lo disprezza. La vita familiare è un inferno, umiliante il modesto impiego nella Biblioteca Boccamazza. Mattia decide allora di fuggire per tentare una vita diversa. A Montecarlo, dove vince alla roulette un’enorme somma di denaro, legge per caso sul giornale la notizia della sua presunta morte. Mattia ha finalmente la possibilità di cambiare vita. Con il nome di Adriano Meis comincia a viaggiare, poi si stabilisce a Roma come pensionante in casa del signor Paleari. S’innamora della figlia di lui Adriana e vorrebbe proteggerla dalle mire del losco cognato Terenzio, ma si accorge che la nuova identità fittizia non gli consente di sposarsi, né di denunciare Terenzio, perché Adriano Meis per l’anagrafe non esiste. Il fu Mattia Pascal architetta quindi un finto suicidio per poter riprendere la vera identità. Tornato a Miragno dopo due anni, nessuno lo riconosce, la moglie si è risposata e ha una bambina. A Mattia Pascal non resta che chiudersi in biblioteca a scrivere la sua storia e portare ogni tanto dei fiori sulla propria tomba.