Home Modena Complesso ex ospedale S.Agostino, per il Comune osservazioni ritenute non accoglibili

Complesso ex ospedale S.Agostino, per il Comune osservazioni ritenute non accoglibili


# ora in onda #
...............




Una conferma dell’impianto, dei contenuti e delle scelte già operate negli atti di indirizzo relativi all’accordo di programma e al programma di riqualificazione urbana “Complesso dell’ex ospedale S.Agostino”, in quanto le osservazioni presentate dall’Associazione Amici del Sant’Agostino e da Italia Nostra (sezione di Modena) sono state ritenute non accoglibili.

È ciò su cui il Consiglio comunale, nella seduta di giovedì 4 ottobre, viene chiamato ad esprimersi con la delibera di controdeduzioni politiche alle osservazioni presentate, sull’accordo di programma in variante alla pianificazione urbanistica del complesso.

Nel presentare il documento, l’assessora all’Urbanistica Anna Maria Vandelli ha precisato: “Non eravamo obbligati a passare in Consiglio in questa fase, ma l’abbiamo voluto fare lo stesso e questo passaggio, pur trattandosi di una presa d’atto del voto unanime già espresso dalla Conferenza dei servizi, ha un peso: se la delibera dovesse essere respinta, infatti, si bloccherebbe il percorso”. Vandelli ha inoltre ricordato che “la prossima settimana è previsto un appuntamento della Conferenza dei servizi e, nell’ultima seduta si è preso atto che la Sovrintendenza, a distanza di un anno, non ha ancora concluso l’istruttoria sul progetto, nonostante l’accordo siglato individuasse questo tema come prioritario”.

L’osservazione presentata dall’Associazione Amici del Sant’Agostino individuava il nodo principale nella collocazione prevista per la Biblioteca Estense Universitaria, ritenuta inopportuna in quanto biblioteca di studio e ricerca, e non di pubblica lettura, priva quindi di esigenze di ampi spazi. Nella controdeduzione, l’Amministrazione precisa che il progetto culturale sul Sant’Agostino non rientra nel procedimento dell’accordo di programma, tuttavia ricorda che la Biblioteca Estense Universitaria ha iniziato un processo di trasformazione con l’accorpamento al Museo autonomo Gallerie Estensi, “che si propone come luogo vitale e inclusivo, un centro di ricerca, di studio, di divulgazione, di confronto e di socialità”. Tale trasformazione rende quindi necessarie nuove professionalità, nuovi spazi e nuove tecnologie in vista di una maggiore attività museale, con l’apertura delle sale al pubblico e l’esposizione dei fondi antichi e di materiali oggetto di studi, presentazioni o restauro.

Nella sua osservazione, l’associazione Italia Nostra, tra le altre cose, fa rilievi rispetto a presunte violazioni nelle procedure, alla mancata congruità del progetto con le normative urbanistiche e con le indicazioni per il corretto restauro individuate nella relazione della Direzione regionale per i Beni culturali e paesaggistici del 2014, e chiede “la revisione del progetto, che lede l’integrità materiale del complesso monumentale e cancella irreparabilmente l’identità dello storico insediamento ospedaliero con trasformazioni e innesti modernizzanti non necessitati da esigenze della nuova destinazione a sede di istituti e attività culturali”. Nelle controdeduzioni, l’Amministrazione rivendica la correttezza dei procedimenti in corso, argomenta la corrispondenza del progetto con la legge urbanistica attualmente in vigore (legge regionale 24/2017) ma anche con la precedente legge regionale 20/2000 cui l’associazione faceva riferimento e con le indicazioni della Direzione regionale per i Beni culturali e paesaggistici. Il Comune precisa, in particolare, che le condizioni del complesso monumentale non possono essere definite di “integrità materiale”, in quanto nessuna parte è “giunta a noi nella condizione in cui è stata inizialmente costruita” e alcune zone non presentano rilevanza architettonica. “La volontà di conservare il complesso in questo stato – si legge nelle controdeduzioni – a prescindere dal fatto che la parte interessata rivesta o meno di per sé ‘valore di civiltà’, viene proposta come automatismo acritico”. Per l’Amministrazione, l’associazione “giunge a proporre come riferimento architettonico un assetto recente e privo di pregi, pur di evitarne la modificazione; afferma che l’insediamento è ‘unitario’ quando, con evidenza, alcune parti costituiscono una sommatoria disorganica di parti eterogenee e recenti; vuole sancire come ‘insuperabile’ un assetto privo di qualità e nato da un insieme di fattori casuali. Riteniamo che queste posizioni – si legge ancora – non trovino sostegno né nell’attuale elaborazione teorica in campo conservativo, nazionale e internazionale, né nelle prassi di intervento. Ma più in generale, dal documento di osservazione emerge la preclusione concettuale nei confronti di interventi che perseguono l’obiettivo della valorizzazione del patrimonio”.

SINDACO: “CITTÀ CHE GUARDA AL FUTURO”

Dall’esame delle osservazioni sull’Accordo di programma per il Sant’Agostino e delle controdeduzioni, approvate all’unanimità dalla Conferenza dei servizi, emergono due idee di Modena: da una parte una città “che guarda al futuro, che si rinnova, che investe sulla cultura, intesa nella sua accezione più ampia; dall’altra parte l’idea di una città imbalsamata, che guarda solo al passato, che si chiude su se stessa, seduta su un’erudita contemplazione del vecchio, insofferente verso ogni novità, incapace di produrre o perfino accogliere nuova cultura”. Lo ha affermato il sindaco Gian Carlo Muzzarelli intervenendo nel dibattito in Consiglio comunale sulla delibera di approvazione delle controdeduzioni.

Dopo aver commentato i contenuti delle valutazioni espresse da Italia Nostra e Amici di Sant’Agostino, il sindaco ha concluso ricordando il percorso sviluppato in questi anni e l’aggiornamento del progetto culturale illustrato lo scorso venerdì alle commissioni consiliari dal vicesindaco Gianpietro Cavazza: “Non stiamo discutendo solo di muri e di lavori edili. È un disegno aperto a sempre nuovi contributi, ma è un disegno che ha già tratti chiari e forti”. In particolare, Muzzarelli ha sottolineato che l’obiettivo è lo “sviluppo della vocazione culturale e creativa della città, il nuovo polo culturale ha e non può non avere ambizioni nazionali e internazionali e per questo dovrà far dialogare cultura umanistica e scientifica, mettere in relazione storia, presente e futuro, locale e globale”. Insomma, ha affermato Muzzarelli: “Dobbiamo volare alto, non inciampare in qualche pietra di dubbio valore architettonico e storico. Dobbiamo avere l’ambizione di continuare la storia, non di fermarla, di far fiorire nuova creatività, non di accontentarci dell’eredità, di accrescere il nostro patrimonio, non di imbalsamarlo”.

E il sindaco ha rivendicato le modifiche apportate al progetto originale grazie a un percorso di dialogo e ascolto con la città (“sono scomparse le torri, sono stati coinvolti tutti i principali istituti culturali, abbiamo ampliato il disegno a tutto il complesso del Sant’Agostino, del Palazzo dei Musei e dell’ex Ospedale Estense, passando da 20 a 40 mila metri quadrati, abbiamo inserito la cultura e la tecnologia digitale”) per arrivare ad affermare che “dovrebbe essere ormai evidente, a chi voglia guardare i fatti con onestà intellettuale, che i sordi non siamo noi e che, probabilmente, più del merito contano ormai le sirene della prossima campagna elettorale”. Basta lezioni su metodi e trasparenza, quindi, “abbiamo operato nella legalità, con la massima trasparenza e nell’interesse di Modena. Abbiamo proposto ai modenesi un progetto culturale di alto profilo. Andremo avanti”.

Rispetto alle osservazioni di Italia Nostra (“praticamente già il testo di un ennesimo ricorso giudiziario… la sezione modenese non conosce il significato della parola confronto, conosce solo la via dello scontro”), il sindaco ne ha criticato gli attacchi alle istituzioni e ha commentato che l’unico obiettivo pare essere quello di una tutela e di una conservazione fine a sé stessa contrastando così “ogni progetto di valorizzazione e di nuova fruizione dei beni culturali”. L’unica cosa che conta per Italia Nostra è mantenere integrale la struttura (che pure è stata oggetto di interventi disomogenei nel corso dei secoli) e questo per promuovere cultura? Si è domandato il sindaco. No, la risposta è nella stessa osservazione di Italia Nostra il cui obiettivo è “la documentazione della vicenda storica dell’assistenza ospedaliera a Modena”, a questo si riduce – secondo Muzzarelli – la “lungimirante visione” dell’associazione.

Diverso il giudizio del sindaco sull’osservazione degli Amici del Sant’Agostino (“un approccio più sereno e dialogante”) che però danno un giudizio “sbagliato e sbrigativo” del progetto di Gae Aulenti e si concentrano soprattutto sulla Biblioteca Estense Universitaria che, a loro parere, deve rimanere esclusivamente biblioteca di studio e di ricerca, non di pubblica lettura, quindi, ha chiosato Muzzarelli, “per pochi eletti, non aperta al popolo, per usare un termine tanto di moda”. Per il sindaco, invece, la Biblioteca oggi è collocata in spazi troppo angusti e poco funzionali (“non si capisce se sono i muri a reggere gli scaffali storici o gli scaffali a reggere i muri”) e un intervento è prioritario, “non può attendere progetti futuribili”: “Con gli spazi e le tecnologie adeguati, si può essere allo stesso tempo e senza contraddizione alcuna, biblioteca di studio e ricerca, biblioteca di pubblica lettura e percorso museale, per rendere accessibili e fruibili i tesori che la Biblioteca Estense detiene”. Come esempio, il sindaco ha citato la mostra in corso “Meravigliose avventure”, utile “per comprendere il potenziale straordinario di beni culturali e di sapere che potrebbe essere esposto in permanenza e messo alla portata di un vasto pubblico di esperti, di appassionati, di curiosi, di cittadini e turisti”. Per Muzzarelli, infatti, “i libri e le collezioni preziose non devono stare nei depositi, negli armadi, in sale inadatte, devono essere valorizzati, resi accessibili, poter essere conosciuti da un pubblico vasto e differenziato, dentro un polo culturale multidisciplinare, dove gli istituti conservano la loro identità e al tempo stesso la rinnovano e arricchiscono in sinergia tra loro e con l’innesto della cultura e delle tecnologie digitali. Per questi obiettivi ha senso investire milioni e milioni di euro, non per riverniciare il passato”.