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Rifiuti, Cna: necessario potenziare l’incenerimento


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La risposta di Hera, con cui peraltro ci rapportiamo costruttivamente da tempo, alla nostra denuncia sulle problematiche relative allo smaltimento dei rifiuti industriali non pericolosi, conferma di fatto ciò che noi da tempo sosteniamo: la necessità di affrontare questo delicato argomento sul piano politico.

Il volume di rifiuti prodotti, il fatto di essere già oggi la quinta nazione al mondo per recupero e riciclo, le normative comunitarie che porteranno ad una progressiva dismissione delle discariche, fanno sì che l’unica soluzione plausibile sia il potenziamento degli impianti di incenerimento.

Un’analisi da fare andando al di là dei condizionamenti ideologici. Oggi, infatti, le moderne tecnologie consentono di limitare le emissioni inquinanti, anche – e non solo – recuperando energia dalla combustione di rifiuti che altrimenti finirebbero in discarica.

Pensiamo all’impianto modenese: una linea supplementare consentirebbe anche un lavoro di manutenzione continua sull’inceneritore che contribuirebbe a ridurre l’inquinamento prodotto con il raggiungimento della massima efficienza, peraltro con un impatto ambientale decisamente minore grazie alla dismissione delle discariche.

In questo contesto è assurdo pensare che la risposta a questi problemi delle imprese possa essere “l’esportazione” dei rifiuti in altri Paesi, soluzione che non farebbe altro che far aumentare i costi per le imprese – direttamente per quelle smaltitrici, indirettamente per quelle produttrici – peraltro già tassate oltre il dovuto in questo ambito. In ogni caso, senza risolvere strutturalmente il problema rifiuti.

Allo stesso modo, la politica di bruciare rifiuti provenienti da altri territori si sta rivelando un pericoloso boomerang, mettendo in difficoltà il nostro sistema produttivo.

Occorre che le amministrazioni locali, che sono i maggiori azionisti di Hera, assumano un preciso ruolo di indirizzo rispetto al tema di rifiuti, perché questa scarsa chiarezza in fatto di alternative fa male alle imprese, dal punto di vista amministrativo ed economico, e fa male all’ambiente e alla salute pubblica, rappresentando un incentivo a smaltimenti illeciti inaccettabili.