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Confisca di beni per un valore di oltre 7 milioni di euro nei confronti di un imprenditore bolognese “socialmente pericoloso”


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I Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Bologna, dando esecuzione ad una misura di prevenzione patrimoniale disposta dal locale Tribunale, hanno confiscato, tra le province di Bologna, Modena e Rimini, un ingente patrimonio mobiliare e immobiliare – costituito da appartamenti, auto, conti correnti e quote di società, del valore di oltre 7 milioni di euro – riconducibile a un imprenditore di Monte San Pietro, già condannato dallo stesso Tribunale di Bologna – Ufficio G.I.P., a 1 anno e 8 mesi di reclusione, per “associazione a delinquere”, per essere stato costitutore, promotore ed organizzatore di un sodalizio dedito alla “frode fiscale”.

La società di cui il medesimo è stato rappresentante, una s.r.l. operante nel settore del
“commercio all’ingrosso di articoli di cancelleria e per l’ufficio”, è risultata, infatti, coinvolta
in un meccanismo di frodi all’I.V.A. comunitaria (noto come “frode carosello”) finalizzato:
sotto l’aspetto fiscale, all’indebito ottenimento di un’IVA a credito da utilizzare in detrazione o di cui chiedere il rimborso (con conseguenti mancati introiti per l’Erario); sotto l’aspetto commerciale, alla possibilità per la società di acquisire e rivendere beni a prezzi inferiori a quelli di mercato, con ripercussioni negative sulla libera concorrenza.
L’odierno provvedimento, che giunge al termine di complesse indagini condotte dai finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Bologna, sotto la direzione del Sostituto Procuratore Morena Plazzi, rappresenta il secondo atto di un procedimento per l’applicazione di misure di prevenzione patrimoniali antimafia, nel cui ambito il Tribunale di Bologna aveva già accolto e disposto, nel mese di settembre del 2016, il sequestro dei citati beni.
In particolare, le indagini di polizia economico-finanziaria condotte dagli specialisti del
G.I.C.O. (Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata) hanno permesso di appurare come il citato imprenditore, oltre a rientrare nella categoria prevista dal Codice Antimafia della “pericolosità sociale cd. generica”, quale “evasore fiscale seriale, abituale, sistematico delle imposte dirette e indirette”, presentasse un profilo reddituale dichiarato al Fisco sproporzionato rispetto all’elevato tenore di vita e ai beni posseduti, che sono stati di conseguenza confiscati in quanto ritenuti acquisiti con proventi, appunto, frutto di evasione fiscale.
Ora questi patrimoni potranno essere gestiti dall’Agenzia Nazionale per i beni Sequestrati e Confiscati che ne curerà la destinazione e il riutilizzo a fini sociali.

L’odierna attività rappresenta un ulteriore intervento del Corpo, alla sede di Bologna,
finalizzato all’aggressione, con misure di prevenzione, di patrimoni illecitamente accumulati dalla cosiddetta “criminalità da profitto”, ovvero da coloro i quali, lungi dall’essere occasionali evasori, vivono di traffici delittuosi o traggono il proprio reddito dai proventi
dell’attività criminale di sistematica inosservanza di norme penali tributarie.