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Cibo e tradizione, Regione Emilia-Romagna e Slow Food Italia rafforzano l’alleanza


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Si consolida e arricchisce di nuovi contenuti la collaborazione tra Regione Emilia-Romagna e Slow Food per recuperare e promuovere le produzioni agroalimentari locali di qualità a rischio di scomparsa e valorizzare il patrimonio di tradizioni enogastronomiche locali. Un’alleanza ad ampio raggio, quella tra la Regione e l’associazione internazionale del “cibo buono, pulito e giusto per tutti”, che fa perno anche sui temi della salvaguardia della biodiversità e dell’agricoltura sostenibile e destinata a trovare nuova spinta dalla costituzione nelle prossime settimane di un gruppo di lavoro misto che avrà il compito di definire il programma delle iniziative da realizzare insieme nel prossimo biennio.

Intanto, però, altri quattro Presidi di Slow Food vanno ad aggiungersi ai tredici riconosciuti in Emilia-Romagna, piccoli ma preziosissimi gioielli dell’agroalimentare di qualità: la Pecora cornigliese di Parma, il Carciofo violetto di San Luca, nel bolognese, la Ciliegia Moretta di Vignola (Mo) e la Pesca dal buco incavato di Massa Lombarda (Ra).

Le iniziative comuni che verranno decise seguiranno a quelle già previste dal protocollo di intesa siglato nella primavera scorsa.

Un documento che, accanto allo studio di progetti comuni per far conoscere al grande pubblico e ampliare il patrimonio dei prodotti tradizionali di alta qualità, i cosiddetti “Presidi Slow Food”, mette l’accento anche sulla formazione professionale, per consentire ai piccoli produttori di acquisire un bagaglio di conoscenze ed esperienze necessario per confrontarsi con il mercato globale, oltre ad insistere sull’educazione dei giovani.

Al riguardo è già stato definito un calendario di incontri negli istituti agrari per sensibilizzare gli studenti sull’importanza della biodiversità e della sostenibilità delle produzioni.  E tra le prossime iniziative c’è la partecipazione della Regione all’edizione 2018 di Terra Madre – Salone del gusto, la maxi-kermesse internazionale organizzata da Slow Food che si svolgerà dal 20 al 24 settembre al Lingotto di Torino.

Obiettivi della collaborazione e progetti in cantiere sono stati illustrati dal presidente della Regione, Stefano Bonaccini, e dal fondatore e presidente dell’associazione internazionale, Carlo Petrini, in una conferenza stampa che si è svolta questa mattina in viale Aldo Moro, a Bologna. All’incontro hanno partecipato anche l’assessore regionale all’Agricoltura, Simona Caselli, e il presidente regionale di Slow Food Emilia-Romagna, Raffaela Donati.

“L’Emilia-Romagna- ha sottolineato Bonaccini- è la regione italiana ed europea con il più ricco paniere di produzioni di qualità, per un fatturato alla produzione che nel 2016, secondo il rapporto Qualivita-Ismea, ha sfiorato i 2,75 miliardi di euro. In più possiamo vantare circa 400 specialità iscritte nell’elenco dei prodotti tradizionali, dalle paste fresche alla biscotteria, per finire con i formaggi, le carni e i condimenti. Nessuno più di noi è quindi titolato per candidarsi ad esercitare un ruolo guida nelle politiche a sostegno delle specialità artigianali di altissimo pregio, in grado di arricchire la nostra già amplissima offerta di produzioni a marchio Ue. L’obiettivo è quello di lanciarli e promuoverli sui mercati nazionali ed internazionali, facendoli conoscere ed apprezzare dai consumatori, anche perché l’Emilia-Romagna può vantare un binomio forte – agricoltura e cibo – che va nel solco della tradizione, secondo modelli di produzione sostenibili che da sempre sono rispettosi del sapere artigiano, della salvaguardia dell’ambiente e di una migliore qualità della vita. Senza dimenticare l’impegno più generale e globale, per noi essenziale, contro il cambiamento climatico, che vede l’Emilia-Romagna insieme a numerosi governi locali a livello internazionale”.

“La collaborazione con la Regione Emilia-Romagna- ha rimarcato Petrini- è per noi un passo ambizioso. Da un lato per informare e coinvolgere sempre di più e meglio i consumatori, dall’altro perché vuol dare risalto a due figure fondamentali: i produttori agroalimentari e i giovani. Senza dimenticare l’esigenza di un diverso rapporto tra città e campagna e di un’agricoltura rispettosa delle risorse ambientali, della biodiversità e del benessere animale. Oggi parlare di cibo vuol dire tutto questo. Siamo contenti di avere come interlocutore privilegiato la Regione Emilia-Romagna, per far sì che le idee del nostro movimento possono camminare anche su gambe altrui”.

Formazione coi giovani

Oltre alle iniziative di formazione e divulgazione negli istituti agrari – ne sono già stati fissati tre a Bologna, Piacenza e Faenza – e ad altri tre incontri di carattere informativo sull’etichettatura dei prodotti di montagna organizzati nel prossimo ottobre a Parma, Sasso Marconi (Bo) e Forlimpopoli (Fc), tra gli appuntamenti di spicco nell’ambito dell’accordo di collaborazione con Slow Food figura la partecipazione della Regione alla prossima edizione del Salone del Gusto, in uno spazio co-organizzato con Slow Food Emilia-Romagna per garantire la massima visibilità ai progetti comuni e ospitare la presentazione e degustazione dei prodotti regionali di qualità certificata e di quelli dei presidi.

“Accanto ai più noti marchi Dop ed Igp- ha sottolineato Caselli – vogliamo portare all’attenzione del grande pubblico le tante piccole realtà produttive di cui la nostra Regione è ricca e che rischiano di restare nascoste. Insieme a Slow Food intendiamo valorizzare il prezioso lavoro delle persone che custodiscono antiche tecniche produttive e tradizioni contadine, capaci di rivitalizzare territori marginali.  Andremo a Torino anche per raccontare ciò che di buono sta facendo la nostra Regione in materia di innovazione e ricerca, di sviluppo dell’agricoltura biologica e tutela dell’agrobiodiversità. Temi che ci vedono impegnati insieme a Slow Food nella ricerca di soluzioni ai grandi problemi connessi alla produzione del cibo, come l’attenzione al contrasto ai cambiamenti climatici e alla sostenibilità”.

Quattro nuovi Presidi Slow Food in Emilia-Romagna

Oggi sono 13 i Presidi Slow Food riconosciuti in Emilia-Romagna, su circa 300 in tutta Italia, per un totale di una quarantina di piccole realtà produttive. Un elenco di produzioni di nicchia di alto pregio che comprende specialità di norcineria come il Culatello di Zibello (Pr), la Mortadella classica di Bologna, la Mariola delle aree collinari piacentine fino alla Bassa parmense, i Salumi rosa tradizionali bolognesi, oltre alla Spalla cruda, sempre della Bassa parmense.

Nella lista figurano poi prelibatezze rare come l’Anguilla marinata di Comacchio (Fe) e il Salmerino del Corno alle Scale, animali d’allevamento come i bovini di Razza romagnola, la Vacca bianca modenese e i suini di Mora romagnola, il formaggio Raviggiolo dell’Appenino tosco-emiliano, il Sale marino artigianale di Cervia e la Pera cocomerina dell’Alta Vale del Savio.

A questi presidi se ne aggiungeranno presto altri quattro: la Pecora cornigliese di Parma, il Carciofo violetto di San Luca, nel bolognese, la Ciliegia Moretta di Vignola (Mo) e la Pesca dal buco incavato di Massa Lombarda (Ra).

L’incontro stampa è avvenuto alla viglia del 9^ Congresso di Slow Food Italia, in programma da domani a domenica prossima a Montecatini e al quale è stato invitato anche il presidente Bonaccini.  Un assise che segnerà l’avvio di una fase di riorganizzazione dell’associazione e che si concluderà con l’elezione di un comitato esecutivo di cui faranno parte due membri che provengono dall’Emilia-Romagna: Antonio Cherchi, modenese alla guida di Slow Food Emilia-Romagna prima di Donati, e Giorgia Canali, che per otto anni è stata la più giovane fiduciaria italiana della condotta Slow Food di Cesena.