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Piano faunistico, Agrinsieme Emilia Romagna: “Il problema della corretta conservazione e gestione della fauna selvatica riguarda tutte le realtà che in regione concorrono a produrre l’agroalimentare di qualità”


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Agrinsieme Emilia Romagna – il coordinamento tra Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, Cia, Confagricoltura e Copagri, che rappresenta oltre i 2/3 delle aziende agricole regionali – interviene per la prima volta, unito, sul tema della gestione della fauna selvatica che, oltre a pesare economicamente sul bilancio delle aziende agricole, ne preclude l’attività danneggiando ampie superfici coltivate e mettendo a rischio la qualità del raccolto, senza contare i pericoli per la circolazione stradale e per la sicurezza della popolazione residente. Il problema si avverte un po’ ovunque sul territorio, in pianura e ai bordi delle strade, come ovviamente in collina e nelle zone montane e pedemontane.

Così Agrinsieme Emilia Romagna ha scritto e presentato le proprie osservazioni al Piano faunistico venatorio della Regione Emilia-Romagna, ora in fase di definizione. «Il problema della corretta conservazione e gestione della fauna selvatica riguarda tutte le realtà che in regione concorrono a produrre l’agroalimentare di qualità» sottolinea il coordinamento. Per cui si chiede di apportare modifiche al testo per invertire la situazione che da tempo condiziona negativamente l’attività agricola. Purtroppo, poco o nulla è stato recepito fino ad ora delle osservazioni sollevate qualche mese fa dalla parte agricola.

Nello specifico, «le linee di indirizzo inserite nel testo vanno implementate e corredate degli strumenti di verifica; inoltre, non deve mancare l’indicazione dei tempi di realizzazione necessari per raggiungere gli obiettivi prefissati dal Piano. In sintesi, chiediamo una metodologia chiara e puntuale per correggere ciò che non va» osserva Agrinsieme Emilia Romagna. I dubbi si concentrano soprattutto sulla effettiva forza ed efficacia del nuovo Piano faunistico regionale, che dovrebbe «definire in maniera univoca le regole gestionali e gli strumenti di intervento per l’eventuale recupero di situazioni o comportamenti non conformi che i gestori del territorio dovessero evidenziare».

Gli Ambiti Territoriali di Caccia (ATC) ossia gli enti gestori del territorio, dovrebbero essere maggiormente responsabilizzati ed avere dimensioni adeguate per far fronte alle competenze che saranno poi chiamati ad affrontare.

«Ci attendiamo – conclude Agrinsieme Emilia Romagna – che la Regione riconosca alla parte agricola un ruolo istituzionale attivo nella programmazione della conservazione e gestione della fauna selvatica e del territorio, per abbracciare soluzioni più virtuose che consentano la sopravvivenza dell’attività agricola anche in quei territori dove gli agricoltori, per esasperazione, rinunciano a coltivare o chiudono addirittura l’azienda».