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Fabrizio Silvetti e il suo terzo 8000. Il 12 dicembre una serata con l’alpinista castelnovese organizzata dal Cai reggiano


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Martedì 12 dicembre, alle ore 21:00, presso il Centro Sociale “Buco Magico” in via Martiri di Cervarolo 47 a Reggio Emilia, l’alpinista Fabrizio Silvetti presenterà “Manaslu 8163 m”. Nel corso della serata, organizzata dal Club alpino italiano di Reggio Emilia, verranno anche premiati con l’aquila d’oro i soci del Cai con più anzianità di iscrizione.

Fabrizio Silvetti, ospite della serata, trekker e alpinista di Castelnovo ne’ Monti, racconterà la sua ultima sfida agli 8000 metri dopo l’arrivo sul Shisha Pangma, nel 2013, e sul Gasherbrum 2, insieme a Samuele Sentieri, nel 2011. Il Manaslu è quindi il suo terzo 8000. Silvetti è partito per il Nepal a fine agosto di quest’anno: ha compiuto prima un trekking di acclimatamento, e poi una graduale salita dal campo base a campi alti sulle pendici del Manaslu.

Quella di Silvetti è stata un’impresa lunga e complessa: come nelle sue precedenti esperienze, ha difatti compiuto tutta la salita senza uso di ossigeno supplementare e portatori. E non sono mancati momenti di dubbio e sconforto, non solo legati alla condizione meteo e alla fatica, ma anche ad una situazione lungo il percorso, al campo base e ai campi più bassi, diversa da quella che Silvetti si aspettava.

«Non nascondo che la situazione al campo base del Manaslu mi preoccupi un po’ – aveva scritto prima di salire ai campi più alti, sulla pagina facebook Manaslu Project – siamo in tanti, troppi. Ieri ho contato le tende al campo e a 250 mi sono fermato. A preoccuparmi non è solo l’impatto di tanta gente in questi luoghi privilegiati, ma soprattutto la situazione di spazio ai campi alti e lo spostamento lungo i tratti attrezzati. Tutto questo non giova alla sicurezza, oltre che creare difficoltà nuove». Ma poi è arrivata la salita in quota, e al campo più alto Silvetti incontra una atmosfera molto diversa, solitaria e appacificante.

«Arrivare in vetta – scrive sempre Silvetti – non è trovare qualcosa. Per me è come intravvedere un nuovo viaggio, verso casa, capace di riportare dove nulla è estremo, e tutto incredibilmente bello».