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Dalla casa ai trasporti, dall’istruzione per i figli a cultura e spettacoli: in Emilia-Romagna è di quasi 3 mila euro al mese la spesa media delle famiglie


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Le famiglie dell’Emilia-Romagna spendono in consumi mediamente 2.976 euro al mese, circa 450 euro in più rispetto al resto d’Italia. Di questi, 1.180 euro, il 40%, vengono destinati alla casa: affitto, manutenzione e utenze. Poi c’è il capitolo alimentazione, che comprende cibo e bevande non alcoliche e che si attesta su un livello medio di 420 euro (il 14% del bilancio domestico). A queste voci si aggiungono 330 euro per i trasporti (11%), circa 195 per ristorazione e alberghi, con un’incidenza del 6,6%, e 167 destinati a cultura e spettacolo (5,6%). Il restante 23% della spesa – circa 684 euro –  si divide tra alcol e tabacchi, abbigliamento e calzature, spese telefoniche, per la salute e l’istruzione dei figli. 

È la fotografia della spesa media delle famiglie emiliano-romagnole nel 2016, scattata dal Servizio statistica della Regione attraverso una rielaborazione dei dati Istat.  Il Report pone l’Emilia-Romagna tra le regioni italiane che consumano di più, dopo il Trentino Alto Adige (3.070 euro) e la Lombardia (3.040 euro); Calabria e Sicilia sono invece quelle con livelli di spesa più contenuti (rispettivamente 1.700 e 1.880 euro).

Tra gli altri dati, l’incidenza della povertà relativa, ovvero quella misurata al di sotto della soglia convenzionale di 1.061,50 euro che corrisponde alla spesa media mensile nazionale di una famiglia di due componenti: in Emilia-Romagna il rapporto tra il numero di famiglie che vivono in condizioni di povertà relativa e il totale delle famiglie residenti è pari al 4,5%: il livello più basso in Italia dopo la Toscana (3,8%).

“I dati dell’osservatorio statistico ci danno ragione sul piano delle politiche che stiamo portando avanti, da quelle a favore della casa a quelle contro la povertà estrema- sottolinea la vicepresidente della Regione e assessore al Welfare, Elisabetta Gualmini-. Per arrivare alla povertà relativa, infatti, bisogna prima intervenire su quella estrema o assoluta. Dal prossimo autunno, quando tutto il pacchetto degli interventi sociali, incluso il reddito di solidarietà, sarà attivo, mi riprometto di dare regolare comunicazione sull’andamento di queste misure nei diversi territori e sulla tipologia di nuclei destinatari. Ci pare di capire- aggiunge la vicepresidente-  che la macchina sia partita, anche il Sostegno per l’inclusione attiva (Sia), con le modifiche da noi ottenute, sta funzionando bene e sta portando agli sportelli del sociale famiglie sinora sconosciute e in grande difficoltà. Abbiamo letto- conclude-  un bisogno reale, cercheremo di dare risposte il più possibile corrette”.