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Nascono le Linee guida regionali sulla comunicazione interculturale. Obiettivo: contrastare disinformazione, false notizie, linguaggi impropri e violenti


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Contrastare disinformazione e false notizie su un tema complesso come quello delle migrazioni, sensibilizzare l’opinione pubblica, fermare il linguaggio dell’odio sin dalle scuole, educare i giovani a una comunicazione rispettosa degli elementari principi di civile convivenza.
Questi gli obiettivi delle “Linee guida sulla comunicazione interculturale” della Regione Emilia-Romagna, che sono state presentate oggi a Bologna durante il convegno “Il ruolo della comunicazione pubblica di fronte alle sfide dell’immigrazione”, organizzato in collaborazione con l’Ordine dei giornalisti.
Il documento – destinato principalmente a comunicatori pubblici, giornalisti, operatori degli uffici per relazioni con il pubblico – fornisce indicazioni concrete su come utilizzare un linguaggio responsabile, privo di parole improprie o strumentali che causano pregiudizi e stereotipi pericolosi, e la conseguente diffusione di informazioni distorte.

“In questo particolare momento- sottolinea la vicepresidente della Regione, Elisabetta Gualmini- è quanto mai necessario fornire un’informazione corretta ed equilibrata per restituire appieno la rappresentazione di tutti gli aspetti del fenomeno migratorio e promuovere una visione inclusiva della partecipazione dei cittadini stranieri immigrati alla vita delle comunità territoriali regionali. Si tratta- aggiunge Gualmini- di una sfida importante per la nostra regione e, più in generale, per le istituzioni pubbliche, impegnate a costruire un rapporto reciprocamente consapevole con le proprie comunità di riferimento. Conoscenza, visibilità e fiducia- conclude- sono elementi fondamentali che un amministratore pubblico dovrebbe tenere sempre ben presenti nel rapporto quotidiano con i cittadini”.

E proprio in tema di collaborazione interistituzionale, le Linee guida e il convegno rientrano tra le attività previste dal Protocollo d’intesa sulla Comunicazione interculturale, che la Regione ha attivato con altre istituzioni pubbliche e mass media per migliorare la comunicazione interculturale nel territorio emiliano-romagnolo. In fase di prima stesura, il documento illustrato oggi è stato realizzato con il contributo di Università di Bologna, Associazione Carta di Roma, Anci Emilia-Romagna, Associazione Italiana della Comunicazione pubblica e istituzionale e Cospe Onlus.
Molte, come sottolinea la pubblicazione, sono le parole che andrebbero bandite dal linguaggio giornalistico e sostituite sulla base delle indicazioni contenute nella Carta di Roma, il protocollo deontologico relativo ai migranti sottoscritto nel 2008 dal Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti e dalla Federazione nazionale della stampa italiana. Un esempio su tutti: il termine “clandestino”, che spesso viene usato impropriamente al posto di “rifugiato” o “richiedente asilo”.

Cittadini stranieri in Emilia-Romagna
I dati dell’Osservatorio regionale sul fenomeno migratorio, aggiornati a gennaio 2016, rilevano che sono 536.022 (12% della popolazione residente complessiva) i cittadini stranieri residenti in Emilia-Romagna, regione con il più alto tasso di incidenza di stranieri sulla popolazione (la media nazionale è dell’8,1%).
I comuni emiliano-romagnoli che superano il 10% dei residenti stranieri sono 158 sui complessivi 334 (erano 22 nel 2004). Le punte più alte a Galeata (Fc) al 22%, Castel San Giovanni (Pc) al 20,8%, Langhirano (Pr) al 20,1% e altri 30 comuni con valori percentuali compresi fra il 15 e il 20%.
Estremamente eterogenea la provenienza dei migranti, con oltre 170 Paesi rappresentati. Al primo posto la Romania con il 16,1%, in aumento rispetto al 15,5% dell’anno precedente; seguono il Marocco con il 12,2%, in diminuzione rispetto al 12,6% del 2014, e l’Albania con l’11,3%, valore in lieve calo se confrontato con il precedente 11,6%. Distanziati tutti gli altri Paesi di cittadinanza: Ucraina (6%, in crescita), Moldavia (5,7%, in leggero calo), Cina (5,3%, in lieve crescita), Pakistan (4%, in lieve crescita) e Tunisia (3,5%, in lieve decremento).
La presenza femminile a seguito dei ricongiungimenti familiari e dell’immigrazione per lavoro è in continua crescita: all’1.1.2016 le donne straniere sono 285.610 e rappresentano il 53,4% del totale dei residenti stranieri.