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Gestire la forza del gruppo per moltiplicare le potenzialità individuali. Nei giorni scorsi il seminario dell’Ordine degli Ingegneri della provincia di Modena


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Un vecchio adagio ricorda che “L’unione fa la forza”, ma come è possibile gestire al meglio, con profitto e risultati misurabili le dinamiche che si instaurano tra gruppi di colleghi o collaboratori nei diversi ambiti professionali e lavorativi? E’ sempre vero che la forza del gruppo riesce a moltiplicare le potenzialità individuali? Esistono strategie comuni, applicabili per esempio tanto all’industria quanto ai team sportivi, alle equipe mediche come alle compagnie teatrali?

Di questo tema se ne è parlato in un convegno-seminario organizzato dall’Ordine degli Ingegneri della provincia di Modena in collaborazione con il Dipartimento di Ingegneria “Enzo Ferrari”. Organizzato presso il Tecnopolo Unimore, l’appuntamento dal titolo “La forza del collettivo nelle dinamiche di gruppo” è stato organizzato dalle Commissioni Giovani, Energia ed Industria-Dipendenti dell’Ordine e condotto dal giornalista Leo Turrini. Attraverso la partecipazione di professionisti dello sport, dell’industria, della cultura e della sanità, il convegno ha privilegiato un approccio multidisciplinare e multisettoriale, e grazie all’analisi di esperienze dirette ha indicato punti di forza e strategie per rendere attuale quel vecchio adagio. I relatori, di assoluto livello tecnico e qualitativo, sono stati il prof. Antonello Pietrangelo (Direttore della Struttura Complessa di Medicina del Policlinico di Modena), Rodolfo “Giobbe” Giovenzana (Presidente della Scuola di Pallavolo “Anderlini”), Angela Malfitano (Regista e formatrice teatrale, Docente universitaria presso l’Università di Bologna), ed Alfredo Reboa (Responsabile Benchmarking ed Innovazione di Maserati Spa).

Il seminario si è aperto con i saluti istituzionali di Paolo Visentin (Segretario dell’Ordine degli Ingegneri della provincia di Modena e Consigliere referente della Commissione Impianti ed Energia), che ha sottolineato come “La motivazione principale che ha spinto il nostro Ordine professionale ad organizzare questo momento di confronto è stata la volontà di realizzare un sogno, che coincide con un’esigenza quotidiana: imparare a lavorare assieme agli altri, nella vita privata, nel lavoro e nella vita sociale”.

Un’esigenza ben descritta, ad esempio, nell’intervento di Rodolfo Giovenzana: “Il talento nasce da sé, il compito di un bravo leader (nello sport o nelle aziende) è quello di saperlo indirizzare e farlo fruttare a beneficio del team. Altrettanto importante è far comprendere ai membri della squadra che ognuno di noi è diverso dagli altri, quindi non esistono ricette uniche ed universali ma è fondamentale adattare le strategie sulla base delle caratteristiche personali. È il concetto della leadership situazionale che si può sintetizzare con lo slogan “In un gruppo di lavoro non può esistere la democrazia, perché è profondamente sbagliato trattare persone diverse allo stesso modo”. Ovviamente è un concetto difficile da trasmettere correttamente ad un gruppo, occorre grande capacità di persuasione”.

Saper coniugare talento e collegialità, quindi, è la soluzione vincente per ogni tipo di organizzazione? Secondo Alfredo Reboa è proprio così: “Un gruppo di lavoro vincente è quello eterogeneo, dove ognuno porta il proprio contributo. Un leader di talento è necessario, ma lo sono anche diversi specialisti che con la loro professionalità ed esperienza lo affiancano e riescono a colmare i gap che inevitabilmente si formano tra i diversi ambiti lavorativi. L’organizzazione del team si costruisce e si perfeziona strada facendo: anche se i ruoli sono prestabiliti e codificati, solo una volta che si è sul campo si può verificare se la pianificazione fatta è vincente, oppure se necessita di aggiustamenti”.

Anche in ambito sanitario esiste questa necessità, come ha ricordato il prof. Antonello Pietrangelo “I team medici sono composti da professionisti complementari tra loro, che devono esprimersi in maniera armonica per raggiungere l’obiettivo della salute del paziente. La fase più complicata è favorire lo sviluppo di un senso di responsabilità collettiva: noi medici siamo educati e formati per poter risolvere in autonomia i problemi dei nostri assistiti, mentre è fondamentale capire il proprio ruolo all’interno dell’equipe e riuscire così a valorizzare il proprio talento in funzione di quello degli altri componenti”.

Saper rapportare i talenti individuali alle esigenze del collettivo è una esigenza fondamentale persino in ambito artistico, un ambiente di lavoro dove i singoli tendono a prevalere in modo spontaneo come ha sottolineato Angela Malfitano: “Il teatro è una non-democrazia per eccellenza, le dinamiche del gruppo vengono sempre subordinate al talento degli attori. Tuttavia, l’abilità dei singoli non può essere lasciata allo stato brado, pena l’inevitabile fallimento di ogni esperienza artistica. Il talento deve esprimersi all’interno di un percorso codificato, una sorta di argine invisibile (individuato e costruito dal regista) nel quale possa scorrere in maniera controllata e proficua”.

In conclusione di serata, quindi, l’ingegnere Paolo Visentin ha potuto sintetizzare che “Raccontando esperienze diverse siamo riusciti a fare cultura. Il resto è venuto da sé, con una straordinaria spontaneità grazie alla disponibilità dei colleghi e degli ospiti. Ringraziamo innanzitutto l’ing. Francesco Leali ed il Dipartimento di Ingegneria che ha lavorato spalla a spalla con noi e ci ha ospitato nella propria sede. La nostra idea è quella di trasformare questo singolo appuntamento in un percorso culturale che prosegue e si alimenta di nuove idee. Grazie all’entusiasmo dei partecipanti confidiamo di ritrovarci ancora dopo la pausa estiva, con nuovi protagonisti e nuovi stimoli di confronto”. Soddisfazione per il buon esito dell’appuntamento è stata espressa anche da parte di Luca Romani (Consigliere dell’Ordine degli Ingegneri e Coordinatore della Commissione Giovani): “Nonostante qualche timore iniziale non è stato difficile trovare un filo conduttore a questi profili professionali così differenziati. Sono stati tutti concordi nel vedere questi momenti come reali esperienze di condivisione, che in altre circostanze non potrebbero avvenire, e da questa esperienza sono già nate nuove idee per proseguire l’avventura, coinvolgendo realtà professionali e sociali sempre più interessanti”.