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Martedì, all’Auditorium Bertoli di Sassuolo, proiezione del documentario “Solo per farti sapere che sono viva”


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solo-per-farti-sapereL’Associazione Terra, Pace e Libertà, il Circolo Culturale Artemisia e l’Associazione di  solidarietà con il Popolo Saharawi Kabara Lagdaf, in collaborazione con Zona invitano, martedì 24 Marzo 2015 ore 20.30 presso l’Auditorium Pierangelo Bertoli di Via Pia 108 a Sassuolo, alla proiezione del documentario “Solo per farti sapere che sono viva” un documentario di Emanuela Zuccalà e Simona Ghizzoni.

Degja Lachgare è stata prelevata da casa sua da 4 poliziotti in borghese. Gettata nel retro di una Land Rover, trasportata da una prigione segreta all’altra, ha passato 11 anni della sua giovinezza prigioniera e con gli occhi bendati, nella costante attesa dell’interrogatorio e della tortura.

Soukaina Jid Ahloud ha vissuto 10 anni in una cella angusta. Leila Dambar, come una moderna Antigone, non può dare sepoltura al cadavere del fratello Said: la sua famiglia non fa che chiedere al governo marocchino l’autopsia sul corpo del ragazzo, ucciso dalla polizia in circostanze ambigue, ma le autorità non rispondono.

‘Solo per farti sapere che sono viva’ è un film documentario che ripercorre la storia del popolo saharawi da un’inedita prospettiva femminile e intima. Attraverso le testimonianze di 12 protagoniste, la vicenda tormentata del Sahara Occidentale, l’ultima colonia d’Africa, emerge nei suoi tratti storici ma soprattutto nelle ferite lasciate nell’animo di queste donne da uno dei conflitti più dimenticati della nostra epoca. Elghalia, Aminatou, Degja e le altre, da vittime di torture e sparizioni forzate, hanno saputo trasformarsi in attiviste per l’indipendenza del loro popolo e in icone di pace.

Durante la serata sono previsti i saluti di Giulia Pigoni, Assessore alle Pari Opportunità del Comune di Sassuolo, la presenza della regista Emanuela Zuccalà e le testimonianze dei volontari delle associazioni promotrici.

Il documentario Solo per farti sapere che sono viva, prodotto da Zona in collaborazione con  l’associazione algerina Sos Femmes en Détresse, è stato realizzato grazie al sostegno della fondazione americana The Aftermath Project, della Chiesa Valdese e dei fondi raccolti attraverso una campagna di crowdfunding alla quale le associazioni Terra, Pace e Libertà e Kabara Lagdaf hanno contribuito in maniera rilevante.

Il film gode del patrocinio della sezione italiana di Amnesty International e della Rasd (Repubblica Araba Saharawi Democratica ), oltre che della Rappresentanza italiana del Fronte Polisario.