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Parmalat: chiesto rinvio giudizio per Tanzi e altri 28


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A due mesi di distanza dalla bocciatura della richiesta di giudizio immediato, oggi la Procura di Milano ha chiesto il processo ordinario per Calisto Tanzi, l’ex patron di Parmalat, e per altre 28 persone e tre persone giuridiche: la filiale italiana di Bank of America e le sedi italiane delle società di revisione Grant Thornton ora Italaudit e Deloitte & Touche.

In tutto 32 indagati, con accuse che vanno dall’aggiotaggio alle false comunicazioni dei revisori fino all’ostacolo all’attività di vigilanza della Consob. Così oggi i pm Francesco Greco, Eugenio Fusco e Carlo Nocerino, dopo cinque mesi di indagini serrate e dopo aver ricevuto circa 120 mila denunce da parte dei risparmiatori, hanno avanzato l’istanza di rinvio a giudizio al gup Cesare Tacconi. La richiesta, una cinquantina di pagine, dopo le ultime limature e, accanto a quella dei tre pm, la firma di rito del Procuratore della Repubblica di Milano Manlio Minale, poco prima delle 13 è stata recapitata all’ufficio gip, dove sono finiti anche i 51 faldoni pieni zeppi di atti: dai verbali di centinaia di interrogatori e deposizioni, alle relazioni del consulente tecnico della Procura, dalle informative delle Fiamme Gialle, alle copie del materiale sequestrato durante le perquisizioni fino alle note della Consob e a esposti e segnalazioni dell’attuale commissario straordinario del gruppo di Collecchio, Enrico Bondi. Un mare di carte che serviranno al giudice per farsi un quadro delle operazioni che, secondo l’accusa, sarebbero state architettate per nascondere l’effettiva situazione finanziaria del gruppo e per poi fissare la data dell’udienza preliminare. In quella sede gli imputati potranno chiedere, in alternativa al processo ordinario, di essere giudicati con un rito alternativo. Nel lungo elenco delle persone per le quali è stato chiesto il rinvio a giudizio oltre al ‘cavalier Calisto’ (che dopo qualche mese di carcere ora si trova agli arresti domiciliari nella sua villa di Colecchio), figurano tra gli altri il figlio Stefano, il fratello Giovanni ed anche la nipote Paola Visconti. Gli ex direttori finanziari Fausto Tonna, definito la mente di quelle operazioni di finanza creativa che hanno finito per travolgere l’impero dei Tanzi, i suoi successori, Luciano Del Soldato e Alberto Ferraris e l’avv. Gianpaolo Zini, ex consulente del gruppo. E poi ancora i due ex contabili Claudio Pessina e Gianfranco Bocchi, gli ex banchieri Franco Gorreri e Luciano Silingardi e gli altri componenti del cda e del collegio dei sindaci di Parmalat Finanziaria, di Parmalat spa e delle sue controllate, gli ex revisori Adolfo Mamoli e Giuseppe Rovelli, Lorenzo Penca e Maurizio Bianchi: per gli inquirenti “diffondevano in tempi diversi e per il tramite della sede amministrativa di Milano di Parmalat Finanziaria spa (…) notizie false, con le quali fornivano rassicurazioni circa la solidità finanziaria del gruppo (…), invece in crisi a far data per lo meno dal 1999, idonee a provocare una sensibile alterazione del prezzo dei titoli” quotati in Piazza Affari.

Calisto Tanzi, Tonna e Del Soldato con l”aggravante di aver promosso ed organizzato la cooperazione del reato”. Oltre ai tre ex funzionari di Bank of America Luca Sala (poi passò a Parmalat), Luis Moncada e Antonio Luzi, indagati però solo per aggiotaggio, la richiesta riguarda anche la sede italiana dell’istituto di credito americano e le due sedi italiane della società di revisione alle quale è imputato, in base alla legge 231 del 2001, di non aver “adottato alcun modello di organizzazione idoneo a prevenire la commissione dei reati” da parte dei dipendenti. “Non crediamo che i fatti supportino l’accusa contro Bank of America. Ci difenderemo con determinazione”: ha commentato il gruppo bancario statunitense. Chiuso il capitolo che riguarda essenzialmente l’aggiotaggio, gli inquirenti milanesi stanno portando avanti le indagini sull’altro troncone dell’inchiesta, circa il ruolo ricoperto dalle banche nell’ ‘affaire’ Parmalat, e poi dovranno dedicarsi anche ai risparmiatori che continuano a presentare denunce. Storie di gente che ha visto polverizzarsi i propri risparmi, con risvolti toccanti come quello di una donna che oggi ha raccontato al pm Greco di aver perso tutti i soldi accantonati per il funerale suo e del marito. “Il pubblico dibattimento – ha commentato l’avv. Giampiero Biancolella,uno dei difensori di Calisto Tanzi – costituirà l’occasione per fare emergere tutte le modalità che hanno dato origine al crac della Parmalat. Il fatto che sia stato chiesto il rinvio a giudizio non solo degli uomini Parmalat è indubbiamente indice di un sistema che non ha funzionato. Non so – ha concluso il legale – se tali omissioni verranno poi giudicate penalmente rilevanti o comunque saranno oggetto di censure che imporranno una revisione totale delle modalità con cui viene concesso il credito o degli organi preposti alla tutela dei risparmiatori”.